Riccardo Zandonai.
Nel 1883, quando Riccardo Zandonai venne alla luce, la sua dolce regione trentina (egli è nativo di Sacco) poteva avere della liberazione dal giogo austriaco un ben lontano ed accorato miraggio. Onde il fanciullo - nato da famiglia in cui l'italianità dei sentimenti era retaggio - dopo i primi studi musicali compiuti nella vicina Rovereto, sotto la guida del maestro Gianferrari, fu mandato, non a Vienna o a Berlino come facevano allora per snob tanti Italiani, ma a Pesaro a compiere la sua coltura nel Liceo Rossini, diretto da Pietro Mascagni. E il giovane trentino ne uscì con una solidissima preparazione, che gli fu riconosciuta sin dalle prime opere. Ben pochi di coloro, che si vantano allievi dei vari Rheinberger e Reger e Bruch, posseggono la decima parte della sicurezza tecnica dello Zandonai.
Dotato di fervida fantasia e di rara facilità inventiva, in soli sei mesi egli scrisse la prima opera teatrale, «Il Grillo del focolare», che, rappresentata con grande successo a Torino nel 1908, fece conoscere il musicista venticinquenne e gli procurò dalla Casa Ricordi la commissione di altri lavori teatrali. Questi furono: Conchita (Milano, 1911), Melenis (Milano, 1912), Francesca da Rimini, che è rimasta la più popolare delle sue opere (Torino, 1914), La Via della Finestra (Pesaro, 1919), Giulietta e Romeo (Roma, 1921), I Cavalieri di Ekebù (Milano, 1925), Giuliano (Napoli, 1928).
Ma la produzione dello Zandonai non si limita alla musica scenica. Oltre ad un poema sinfonico vocale «Il Ritorno di Odisseo» su versi del Pascoli, una Ouverture con Quartetto d'archi, inediti ma eseguiti, egli ha composto numerose Liriche vocali da camera, una Messa da Requiem a sole voci, eseguita al Pantheon nel 1916 per l'annuale commemorazione dei Reali d'Italia defunti, un'Ave Maria per voci femminili e piccola orchestra, «O Padre nostro che ne' cieli stai» per coro maschile e orchestra e infine molte composizioni sinfoniche che qui illustreremo. Riccardo Zandonai, alieno dalle competizioni e dalle beghe d'ogni genere pullulanti nel mondo dell'arte, trascorre la vita, parte in una sua villa a Pesaro, parte nella paterna casa nel Trentino, tutto dedito alla composizione, ed esce dai suoi operosi ritiri solo per recarsi a dirigere concerti o lavori teatrali, specialmente propri. Nel campo della direzione ha acquistato meritata notorietà.
SERENATA MEDIOEVALE per Violoncello solista, 2 Corni, Arpa, Orchestra d’archi.
Prima esecuzione: Trento, gennaio 1911. Direttore: V. Gianferrari.
Dal piccolo complesso, per cui è scritta questa breve composizione, l'A. sa trarre gli elementi lirici e descrittivi necessari al suo vago programma. La distribuzione dei compiti, che spettano ai vari agenti sonori, è chiarissima e si può riassumere così: i corni con sordina fanno sentire di tanto in tanto come lontani richiami di caccia; l'orchestra d'archi descrive la serenità di un pittoresco paesaggio presso un antico castello; le appassionate frasi del violoncello solista sostituiscono la voce di un ignoto cantore sotto le finestre di una bella, e l'arpa imita il lieve accompagnamento di un liuto.
VERE NOVO. Poema per orchestra e voce di baritono, su versi di Gabriele D'Annunzio. Prima esecuzione: Roma, marzo 1913. Direttore: B. Molinari.
PRIMAVERA IN VAL DI SOLE. Impressioni sinfoniche. Prima esecuzione: Roma, febbraio 1915. Direttore: R. Zandonai.
Divise in cinque episodi, queste Impressioni formano la prima Suite di Terra Nativa, con cui il maestro trentino volle, nel fatidico 1915, rendere omaggio alla sua poetica regione.
In Alba triste l'ampio sviluppo di una sevèra idea melodica e gl'insistenti echi di campane fanno pensare ad un corteo o processione nel grigiore di una mattinata d'autunno.
Nel secondo pezzo, Nel bosco, predomina il carattere descrittivo: lieve stormire di foglie, qualche richiamo di caccia o di pastore, accenni al cuccù, solitario abitatore delle foreste. I vari elementi tematici si riuniscono però alla fine in una polifonia scorrevolmente melodica. Anche nel terzo tempo, Il Ruscello, le intenzioni descrittive sono evidenti, sebbene anche qui l'indole dell'autore, inclinata alla consistenza delle idee, non permetta ai fattori obbiettivi di prendere il sopravvento su quelli lirici e sentimentali.
Il giuoco dei timbri e l'abilità coloristica del musicista hanno larga applicazione nel quarto episodio, L'Eco; mentre nel finale, Sciame di farfalle, il rapido volteggiare dei disegni negli archi, nei legni e nell'arpa, congiunto alle policrome combinazioni dei timbri, costituisce un pezzo di chiusura dall'effetto irresistibile, specialmente nella sonora coda, osannante alle eterne bellezze della natura montana.
CONCERTO ROMANTICO per Violino e orchestra. Prima esecuzione: Roma 1925. Direttore: B. Molinari.
Per la sua struttura questo concerto (in tre tempi) può ascriversi alla forma ciclica, particolarmente coltivata dai compositori francesi della seconda metà dell'Ottocento. Per i lettori che non sono musicisti mi permetterò di spiegare che mentre nella sonata classica, e anche in quella romantica, I tempi sono affatto indipendenti l’uno dall’altro, per quanto riguarda il materiale tematico, in molte composizioni moderne della stessa forma i musicisti preferiscono stabilire un vincolo ideale tra le varie parti della Sonata, o Quartetto, o Sinfonia, mediante l’uso di un motivo o di un semplice inciso che circola attraverso i vari tempi: donde l’appellativo di ciclico dato all’intero componimento.
Nel Concerto dello Zandonai il nucleo di coesione è offerto dal tema del primo tempo, e più propriamente dall'inciso ritmico iniziale, che informa poi di sè tutto l'Allegro di apertura. Essa si riudrà a metà dell'Adagio, e riapparirà, trasformato, ma riconoscibilissimo, nell'attacco del Violino solista al Finale. Non solo; ma la derivazione episodica di quel primo elemento generatore forma lo spunto melodico delle ampie frasi che aprono l'Adagio.
La cadenza più importante per il solista si trova nell'ultimo tempo, poco prima della ripresa. Non ostante la sua costruzione ingegnosamente tematica, il Concerto Romantico ha larghe zone di franca e geniale cantabilità.
EPISODIO SINFONICO DELLA «GIULIETTA E ROMEO».
Prima esecuzione: Roma, dicembre 1927. Direttore: R. Zandonai.
È un seguito di due pezzi: la Danza del Torchio e Cavalcata.
Quest'ultimo brano, che è il più popolare e il più frequentemente eseguito per il suo effetto trascinante, forma nell'opera l'interludio tra il primo e secondo quadro dell'ultimo atto.
È un episodio che descrive la fantastica galoppata, compiuta da Romeo in mezzo al furore degli elementi scatenati in violenta bufera, e con la disperazione nel cuore, per rivedere la sua Giulietta, di cui un ignoto cantastorie girovago gli ha annunciato la morte. Nella musica della Cavalcata, si uniscono, con abile arte sinfonica e con effetto di suggestiva teatralità, gli elementi descrittivi con quelli drammatici, la cui efficacia culmina nelle voci interne del coro, eco ideale della disperata passione di Romeo.
BALLATA EROICA. Prima esecuzione: Roma, gennaio 1930. Direttore: R. Zandonai.
FRA GLI ALBERGHI DELLE DOLOMITI; echi sinfonici. Prima esecuzione: Roma, gennaio 1930. Direttore: R. Zandonai.
Anche Riccardo Zandonai, come altri compositori italiani, ha trascritto per orchestra pezzi di antichi autori.
Tra le sue trascrizioni sono notevoli quella di un'Aria di Porpora per Violoncello solista ed Orchestra d'archi eseguita a Napoli nel 1929 sotto la direzione dell'Autore; e più ancora quella dell'Ottavo Preludio del primo volume del Clavicembalo ben temperato di G. S. Bach; stupendo brano in mi bemolle minore, che dall'orchestra di archi, dall'Arpa e dall'Organo riceve nuovi contributi espressivi alla mistica poesia, di cui è tutto pervaso.

Giulio Cesare Paribeni
Sinfonisti italiani d'oggi. Guida per i radio-amatori dei concerti
Musica sinfonica, da camera e varia n. 6-8
Milano, ERTA - Edizioni Radio Teatrali Artistiche, 1932.

Riccardo Zandonai (Sacco di Rovereto, 30.V.1883 – Pesaro, 5.VI.1944). Intrapresi gli studi musicali nella sua città natale con Vincenzo Gianferrari (1859-1939), li proseguì al Liceo musicale di Pesaro diretto allora da Pietro Mascagni. Ottenuto il diploma in composizione, conobbe Giulio Ricordi grazie ad Arrigo Boito iniziando a collaborare con la casa editrice milanese dal 1907. Per la sua attività in favore dell’annessione del Trentino all’Italia, fu accusato dall’Austria di diserzione e nel 1916 gli vennero confiscati i beni. L’anno seguente sposò la cantante Tarquinia Tarquini (1882-1976), prima interprete nel 1911 della sua opera Conchita. Stabilitosi a Pesaro divenne nel 1940 il direttore del Conservatorio mantenendo al fianco di tale attività quella di compositore e di direttore d’orchestra.

Claudio Paradiso, Andrea Pomettini, Daria Grillo [a cura di], Arrigo Tassinari ovvero i fasti del primo Novecento musicale italiano, con CD audio allegato, Perugia, Edizioni Anteo, 2009.
(Sacco di Rovereto, 28 maggio 1883 - Pesaro, 12 giugno 1944). Compositore. Compì i primi studi musicali a Rovereto con Vincenzo Gianferrari e nel 1899 entrò all'allora Liceo musicale di Pesaro alla scuola di Mascagni. Quando conseguì il diploma, nel 1902, aveva già composto e fatto eseguire "Il ritorno di Odisseo", poema per soli coro e orchestra su testo del Pascoli. Nel 1908 ottenne il primo successo teatrale con "Il grillo del focolare", lavoro scritto su invito di Ricordi al quale era stato presentato dal Boito. Nelle opere successive, "Conchita" e "Melenis", dimostrò la propria originalità compositiva, del tutto espressa nel capolavoro "Francesca da Rimini" (1914) tratto dall'omonima tragedia dannunziana, importante sinfonicamente, ma anche per lo spessore dei personaggi. Dopo gli anni difficili della prima guerra mondiale Zandonai riprese a comporre, alternando questa attività con quella direttoriale. Dopo "Francesca" compose "La via della finestra" (1915), "Giulietta e Romeo" (1921), "I Cavalieri di Ekebù" (1925), "La farsa amorosa" (1933). La sua prima rappresentazione al teatro Grande fu, nel febbraio 1924, "Giulietta e Romeo". Altre sue opere furono rappresentate più volte al Vittoriale. Nel 1939 fu nominato direttore del Liceo musicale di Pesaro, carica che ricoprì fino alla morte.

EB – Enciclopedia Bresciana di Antonio Fappani
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Brescia
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