Alessandro Materassi

Alessandro Materassi detto Sandro (Firenze, 28.V.1904 – ivi, 7.VIII.1989). Dopo gli studi a Firenze con Giulio Pasquali si perfezionò a Budapest con Jenö Hubay. Dal 1930 intraprese un’attività solistica e cameristica (anche in duo con Luigi Dallapiccola) dedita in particolar modo al contemporaneo. Dal 1931 al 1939 fu docente di violino e viola nel Conservatorio di Bologna.
Claudio Paradiso, Andrea Pomettini, Daria Grillo
Arrigo Tassinari ovvero i fasti del primo Novecento musicale italiano, con CD audio
Perugia, Edizioni Anteo, 2009
Due volte quarant'anni
Fiorentino, nato il 28 maggio del 1904 e scomparso, a Firenze, il 7 agosto del 1989, Sandro Materassi ha un posto singolare fra i concertisti e didatti del '900. Lo dimostrò fin dagli inizi, in quanto non aveva genitori musicisti, non fu un enfant prodige, iniziò lo studio del violino all’età di dieci anni quando entrò al Conservatorio della sua città come allievo di Giulio Pasquali. Sui giornali dell’epoca è rimasto qualche ricordo dei suoi primi saggi: in breve si parlò di lui come di un violinista brillante e promettente. Si diplomò suonando il concerto di violino di Brahms. All’età di 25 anni, ricevette da un mecenate fiorentino una borsa di studio per andare studiare dal leggendario Jenö Hubay all’Accademia "Liszt" di Budapest (il consiglio era dello stesso Pasquali). Hubay gli fece suonare un po' di Brahms accompagnandolo al pianoforte e alla fine esclamò: “Vous avez un archet magnifique!”. Altro che prender lezione: Sandro fu invitato a iscriversi regolarmente all'Accademia “Liszt”, che all'epoca era un crogiuolo di grandi nomi fra i quali Béla Bartók. Al suo ritorno, dopo due anni, si mise subito in luce grazie al grande sviluppo delle qualità tecniche; e aveva solo 26 anni quando iniziò a nutrire interesse per la letteratura del '900, dimostrando una maturità di scelte che era avanguardistica per il suo tempo: non riteneva che la musica dovesse esaurirsi nel virtuosismo e aveva acquisito una propria idea di moralità del far musica attraverso la pratica del repertorio quartettistico (anche in duo con la sorella Andreina, eccellente pianista). Ma nemmeno Hubay, che era rimasto colpito dalla sua profonda natura strumentale, poteva immaginare le difficoltà e le battaglie che il giovane violinista italiano avrebbe dovuto affrontare.
Materassi sembrava un artista destinato a non trovare ostacoli, avendo tutte le doti che piacciono al pubblico e cioè la bravura, la simpatia, il calore, la spontaneità, la comunicativa. Era bell’uomo, esuberante e simpatico, che stupiva per le sue doti e suscitava ammirazione e spesso invidia presso i colleghi. Pur senza mortificare le proprie attitudini non scelse la facile via del violinista di successo, ma quella del musicista che vive con convinzione le idee più avanzate del proprio tempo e ne diventa coraggioso partecipe. Pur senza abbandonare i classici, infatti, si dedicò a quello del '900, ma il pubblico, abituato al repertorio e non avvezzo al nuovo, era diffidente e non apprezzava: a volte certe prime esecuzioni furono fischiate (certo per ragioni compositive, non esecutive).
Al suo ritorno da Budapest si iscrisse al corso di Composizione, sempre a Firenze, ma dopo un anno capì di non esservi particolarmente interessato e preferì continuare a dedicarsi allo studio del violino. Proprio allora anno avvenne l’incontro con Luigi Dallapiccola e fu allora che Ernesto Consolo, insegnante di pianoforte, procurò un concerto al nuovo duo Materassi-Dallapiccola, a Padova: fu l'avvio di un'attività cameristica quarantennale che ha molto contribuito alla diffusione della musica contemporanea.
Nel 1931 Sandro Materassi iniziò la carriera di insegnante al Liceo Musicale poi Conservatorio di Bologna vincendo il concorso per la cattedra di violino, lunga anch'essa quarant’anni (in seguito estesa al Liceo Musicale pareggiato di Modena). La sua infaticabile carriera di insegnante e le sue qualità umane di generosità e cordialità sono ben note a tutti coloro che ebbero la fortuna di averlo come maestro. Lo testimoniano numerosi violinisti e in particolare Gabriella Armuzzi, Alberto Bologni e Cristiano Rossi, che alla sua morte furono protagonisti di un concerto-ricordo organizzato dalla Società Amici della Musica di Firenze (Teatro della Compagnia, 4 ottobre 1989). Da ricordare anche il concerto tenuto al compimento degli ottant'anni al Centro Busoniano di Empoli: Cristiano Rossi, Gabriella Armuzzi, Paola Besutti, Grazia Serradimigni e i pianisti Antonio Bacchelli e Giovanna Prestia eseguirono le opere più care a Materassi e Dallapiccola, cioè i Due studi e la Tartiniana II di Luigi, il Duo concertante di Stravinskij, le Sonate di Ravel e Janáček.
Io ho conosciuto il maestro Materassi quando, al "Martini", frequentavo la scuola media: ricordo bene la prima lezione di violino con lui. Mi accolse con fare accattivante e mi lasciò suonare la canzoncina I tre porcellini: mi resi subito conto di trovarmi davanti una persona che era allo stesso tempo un insegnante molto serio e scrupoloso. Ricordo la sua cordialità quando alle volte, la sera, veniva a cenare nella trattoria che gestivano i miei genitori e spiegava loro, non musicisti, il percorso di studi che dovevo affrontare. Tutto ciò, ripensandoci oggi, mi riempie di orgoglio, perché ritengo il maestro che avesse considerazione delle mie qualità musicali: difatti al secondo anno mi segnalò per il premio "Arcangeli" al direttore Adone Zecchi. Dovevo suonare la Petite berceuse di Nicolas Laoureaux, un breve brano che eseguivo a memoria ma alla prova precedente l’esecuzione, presa dall’emozione, purtroppo non riuscivo più a ricordare. Con grande comprensione il maestro mi fece suonare con lo spartito davanti (per cui mi classificai al secondo posto) e soltanto negli anni seguenti, con l’esperienza personale, ho compreso quanto sia problematico il percorso di un insegnante. Materassi era anche persona di grandissima umanità: con Luisa, sua prima moglie, ha meritato l'importantissimo riconoscimento di Giusti fra le Nazioni. Lo assegna lo stato d'Israele a coloro i quali, non ebrei, abbiano salvato durante le persecuzioni naziste persone di religione ebraica. Nel caso dei Materassi, le persone messe in salvo furono Laura Cohen e sua madre, rispettivamente moglie e suocera di Dallapiccola, e una bambina amica del figlio Mario, di cognome Rupino (durante il periodo ospitarono la ragazzina falsificando i documenti per salvarla dalla "pulizia etnica"). Illuminante il ricordo di Mario Materassi (già docente di Letteratura inglese alla City University of New York, alla Odense University, alla Arizona University di Tucson e di Letteratura Nord-americana alla Sapienza di Roma e all'Università di Firenze) pubblicato su «Toscana Ebraica», bimestrale toscano di notizie e cultura ebraica, nel numero di settembre-ottobre 2017, di cui seguono alcuni stralci appena adattati e collegati:
«Immensa è la mia riconoscenza a Israele per avere insignito alla memoria dei miei genitori Sandro e Luisa Materassi (Guerra) il titolo di Giusti tra le Nazioni «per l’aiuto dato a ebrei durante il periodo dell’Olocausto a rischio della loro vita». Questo altissimo onore mi riempirà per sempre di gioia. Per tre anni, dal ’43 al ’45, essi nascosero in casa e poi portarono con noi, nei tanti successivi nascondigli prima in città poi nei dintorni di Firenze, gli amati amici Luigi Dallapiccola e la moglie Laura Coen Luzzatto, e in seguito i genitori di lei fuggiti da Trieste insieme ad altri parenti. Quanto essi fecero in quei tre anni, oltre all’aiuto determinante ad altri ebrei (fra cui gli altri carissimi amici Supino), costituì, mi preme dire, il culmine di una lunga storia: perché da sempre, fin dall’inizio di quel vergognoso ventennio, i miei avevano resistito. Io, nato nel ’35, crebbi pertanto in una atmosfera che era già, come più tardi avrei riconosciuto, resistenziale. La camicia nera la metteva soltanto se doveva suonare al Comunale con l’orchestra del Maggio Fiorentino; e quando andava a Bologna a fare lezione al Conservatorio la infilava nella cartella sopra il violino ("Così non si sgualcisce, sarebbe pronto a spiegare", mi aveva detto la mamma), e prima di entrare in classe andava a infilarsela nel gabinetto. Il babbo che, quando obbligato, metteva il distintivo del fascio sotto il lembo del bavero: ed è rimasto nella storia di casa quel suo "Vicino al cuore!" a uno sbirro che stava per arrestarlo e poi, compiaciuto, lo lasciò andare [...]. Il babbo che, in treno, sulle pareti del cesso ingiuriava il cosiddetto duce e poi buttava il mozzicone della matita dal finestrino così non gli veniva trovata addosso, perché la mamma aveva detto: "Non nel cesso. Pensa se rimane a galla e la ripescano" [...]. Il Duo Dallapiccola-Materassi, che aveva sempre suonato in tutta Europa ma mai mise piede in Germania o in Austria fino a che il nazismo non fu sconfitto [...]. I miei, che per salvarmi dall’indottrinamento del regime aggirarono l’obbligo della scuola pubblica fino alla Liberazione facendomi studiare da privatista grazie ai falsi certificati del mio pediatra antifascista che mi insegnò a tossire, a comando, per quando arrivavano i controlli [...]. Il rischio, il babbo l’aveva nel sangue. In piena Emergenza prese a sfidare le retate naziste. Una volta gli spararono dietro, e la mamma portò le mani sul viso; Gigi gli risparmiò il suo fatidico "Fesso!", ma glielo lessi in faccia. Gli andò sempre bene, per fortuna. I bollettini di guerra del Giornale Radio erano sempre serviti a farmi capire le menzogne di Stato. Presto mi fu chiaro perché i Dallapiccola e in seguito i Luzzatto erano con noi quando ci spostavamo di nascondiglio in nascondiglio, dapprima in città poi sulle colline dove nessuno ci conosceva. Perché, come la gramigna, il male lo si può estirpare ma sempre rinasce. Ma quel loro esempio, come la lezione di vita dei miei genitori, anche questo mi ha insegnato: anche il bene, grazie a chi vi crede ed è pronto a sacrificarvisi, sempre rinasce. Per questo, ai tanti Giusti tra le Nazioni come i miei genitori, così come ai tanti che non hanno potuto essere anch’essi riconosciuti tali, insieme a Israele, va la mia immensa riconoscenza».
Archetto e tastiera
Nel 1930, dunque, nacque il sodalizio fra il violinista Materassi e il compositore-pianista Dallapiccola: la loro attività concertistica in duo si cementò e nel corso di ben quattro decenni si fece conoscere in tutt'Italia ed Europa. Le composizioni presentate dal duo possono dar luogo a confronti tra la tecnica violinistica barocca e quella contemporanea. Sarabanda e Fanfara e fuga, due studi per violino e pianoforte, furono scritti nell’autunno del 1946 su invito della sezione di Basilea della Società Internazionale di Musica Contemporanea in occasione del suo centesimo concerto e furono eseguiti la prima volta il 9 febbraio 1947. Tartiniana II, divertimento su temi di Giuseppe Tartini, fu composta nel 1956 da Dallapiccola in due versioni: per violino e pianoforte o violino e orchestra da camera: dedicato a Sandro Materassi, il lavoro ebbe una prima versione a Vienna il 6 marzo 1956 e una seconda a Bologna il 15 maggio 1964 (Teatro Comunale, direttore Sergiu Celibidache). Purtroppo non esistono registrazioni di quegli anni, perché il repertorio scelto non invogliava le imprese editoriali a investire nel nuovo, troppe pericolose essendo le scelte di un repertorio avanguardistico. Comunque chi ha ascoltato non dimentica facilmente: Franco Gulli, grande violinista e ammiratore di Materassi, ricorda in un’intervista quanto fosse personale, pungente ed estrosa la "dizione" musicale e forte l'interazione fra i due musicisti, sul filo di continua scoperta; e porta ad esempio l’esecuzione del Duo concertante di Stravinskij.
L’attività concertistica di Materassi non si limitava al duo con Dallapiccola ma si estendeva ai pianisti Pietro Scarpini, Antonio Bacchelli e Isacco Rinaldi. Con Scarpini registrò le opere di Dallapiccola ed eseguì in tournée italiana e il Pierrot Lunaire (fra gli altri la cantante Suzanne Danco, il flautista Gazzelloni, il violoncellista Pietro Grossi) e l'Ode to Napoleon Bonaparte di Schönberg, ma senza direttore. Con Bacchelli eseguì più volte le opere di Dallapiccola. Con Rinaldi tenne vari concerti in repertorio più tradizionale: gli ultimi due concerti, nel 1981 al Teatro Comunale di Modena e a Carpi, comprendevano sonate di Haydn, Janáček e di Franck.
Molto importante fu poi l'amicizia con Mario Peragallo, di cui Materassi eseguì numerose volte il concerto per violino e orchestra a lui dedicato: l'ultima nel 1974 a Bologna. Peragallo fu anche l'organizzatore di una memorabile tournée europea dell'Histoire du soldat di Stravinskij, cui Materassi prese parte principale. La composizione Emircal (il retrogrado di un Lacrime), lavoro per nastro magnetico e grande orchestra scritto in occasione della scomparsa di Dallapiccola a cui Peragallo era legato da profonda amicizia, fu eseguita per la prima volta al Comunale di Firenze sotto la direzione di Luciano Berio. Straordinario per densità e tensione emotiva, la partitura risulta cosparsa e quasi intessuta da una fitta trama di simboli e cifre occulte (oltre al titolo). Triplum è il terzo dei 12 momenti di cui si compone: Peragallo lo volle dedicare a Materassi, il quale seppe sovrapporvi tre linee melodiche di arcana e intensa espressività, ciascuna sviluppandosi su una sola corda (La, Re e Sol).
Infine, furono numerose le prime esecuzioni di Materassi nei programmi della rassegna Le Musiche della Resistenza al Teatro Comunale di Bologna. Nell’intervista di Leonardo Pinzauti, sulla «Nazione» di Firenze il 23 marzo 1977, Materassi rievoca la sua carriera: ricorda il maestro Pasquali, che oltre a essere un validissimo insegnante era quasi uno psicologo, stando a come sapeva indirizzare gli allievi; cita poi il mitico Hubay, che aveva studenti da tutto il mondo, e aggiunge quanto si sentiva "vecchio", rispetto all’età media dei suoi compagni di studio, allorché andò a studiare a Budapest con lui. Del suo rapporto con Dallapiccola, pianista raffinato che come lui non si arrese alla facile carriera eseguendo solo musiche di repertorio, ricorda l'impegno alla ricerca di nuove forme compositive: nei primi concerti in duo eseguirono un repertorio classico, finché Dallapiccola, che si stava affermando come compositore, non trovò l'ispirazione di scrivere per duo violino e pianoforte. Parla anche dell’insegnamento, durato oltre quarant’anni sempre al Conservatorio di Bologna: negli anni 1956 e '57, in seguito alla morte della morte della prima moglie, pensò qualche volta di trasferirsi a Firenze, ma rinunciò poiché troppo affezionato a Bologna. Infine commenta con rammarico i cambiamenti in atto nei Conservatori, che secondo lui avrebbero abbassato il livello musicale con facili ammissioni non tenendo in sufficiente considerazione il grado di preparazione strumentale: inevitabile l'appiattimento della formazione professionale dei nuovi diplomati rispetto a quelli del passato.
Anche caricature
In un contesto repertoriale molto ampio, ecco qualche caso di concerto ben documentato nelle stagioni del Teatro Comunale di Bologna (ove taciuto, S. Materassi violino e Luigi Dallapiccola pianoforte): 1° maggio 1947, A. Schönberg, Pierrot Lunaire op. 21 e Ode a Napoleon Bonaparte op. 41, Anne Marie Hegner e Frank Edwin voci recitanti, Pietro Scarpini pianoforte, S. Materassi e Giorgio Vanni violini, Sergio Dei viola, Pietro Grossi violoncello, Ludwig Pfersmann flauto, Franco Caracciolo direttore; 29 aprile 1952, W. A. Mozart, Sinfonia concertante, S. Materassi violino, Mario Bitelli viola, Nino Sonzogno direttore; 15 maggio 1964, L. Dallapiccola, Tartiniana II; 16 marzo 1965: Karl Amadeus Hartmann, Musik der Trauer (Concerto funebre), Andrzej Markovski direttore; 8 novembre 1974, M. Peragallo, Concerto per violino, Marcello Panni direttore. S'aggiunga un concerto al Teatro Italia di Fusignano per il III convegno corelliano: 28 settembre 1969, L. Dallapiccola, 2 Studi e Tartiniana II; P. Hindemith, Sonata op. 11 n. 1; L. Janáček, Sonata n. 3; M. Ravel, Sonata.
Poche le registrazioni reperibili, tutte di provenienza radiofonica. Duo Dallapiccola-Materassi: L. Janáček, Sonata n. 3; M. Ravel, Sonata; I. Stravinskij, Duo concertante; L. Dallapiccola, Tartiniana II e 2 Studi (Stradivarius 1950). Album Moro, Duo Dallapiccola-Materassi, Musica contemporanea: 2 studi e Tartiniana II (Durium, 1957). Album 1977: L. Dallapiccola, 2 studi, Tartiniana II, Ciaccona, Intermezzo e Adagio, Parole di San Paolo (L. Dallapiccola, S. Materassi, Ciro Scarponi, Amedeo Baldovino, Magda Lazló, Zoltán Peskó direttore). S'aggiungano un disco registrato con Pietro Scarpini per i 70 anni di Dallapiccola e un nastro magnetico che contiene Emircal. Materassi era un finissimo ritrattista e caricaturista, autore di disegni raffiguranti musi-cisti e amici che rivelano il suo carattere pungente e ironico. Raccolti da Maria Pia Bran-zanti, la seconda moglie, sono reperibili su Facebook alle relative condizioni e riguardano Luigi Dallapiccola, Mario Peragallo, Ottorino Respighi, Carlo Zecchi, Piero Farulli, Pablo Casals, Igor Stravinskij, Aaron Copland, Francesco Molinari Pradelli, il Quartetto Fioren-tino, Jenö Hubay (mentre fa lezione); particolarmente curioso quello di Ildebrando Piz-zetti addormentato sulla sedia.
Il nome di Materassi ricorre nella bibliografia del grande collega: Sergio Sablich, Luigi Dallapiccola, Palermo, L'Epos, 2004; Honoris causa. Dallapiccola e Bologna, a cura di Mario Ruffini, Firenze, Polistampa, 2000. E fra l'altro nelle cronologie del Comunale: Due secoli di vita musicale. Storia del Teatro Comunale di Bologna, a cura di Lamberto Trezzini, pres. di Carlo Maria Badini, repertorio critico degli spettacoli a cura di Sergio Paganelli, 3 voll., Bologna, Alfa, 1967, Nuova Alfa, 1987²; Cronache Musicali del Teatro Comunale di Bologna. Cronologia degli spettacoli 1984-2014, a cura di Nicola Pirrone, intr. di Francesco Ernani, Bologna, Pendragon, 2014 (con CD allegato comprendente anche le cronologie precedenti).
Suggellando queste pagine, sento il dovere di ringraziare pubblicamente i colleghi Alberto Bologni e Cristiano Rossi per i numerosi consigli e ricordi personali che mi hanno fornito.
Anna Rita Ghianda
Materassi, violinista e "Giusto"
in Jadranka Bentini e Piero Mioli (a cura di)
Maestri di Musica al Martini. I musicisti del Novecento che hanno fatto la storia di Bologna e del suo Conservatorio
Bologna, Conservatorio «Giovan Battista Martini», 2021