Lidia Proietti

Lidia frequenta poi i corsi di Pianoforte con Alfredo Casella, all’Accademia Chigiana di Siena e all’Accademia di Santa Cecilia di Roma, dove ottiene il Diploma del Corso di Perfezionamento di Pianoforte. Nel 1946, il Maestro Casella scrive di lei: “La pianista Lidia Proietti ha frequentato i miei corsi di perfezionamento presso l’Accademia di Santa Cecilia di Roma e la Chigiana di Siena.
Dal corso di Roma essa è uscita nello scorso luglio ottenendo il diploma col massimo dei voti.
Durante questi anni essa, con un lavoro costante, ha potuto sviluppare al più alto grado il suo talento naturale, il quale, sorretto ormai da una seria preparazione e da una tecnica eccellente ne fa uno dei migliori elementi del nostro concertismo nazionale”.
Ed in effetti nel 1946 l’attività concertistica di Lidia è già molto qualificata. Solista e anche collaboratrice, a fianco di strumentisti di fama internazionale, negli anni suonerà nei principali paesi europei, in America e in Africa. Nei primi anni della sua carriera partecipa a molti concorsi nazionali. Vince il primo a Bologna, in duo pianistico con Alessandra Bragaglia. L’anno successivo quello di duo violino e pianoforte, con Mario La Canna. Risulta vincitrice in altri importanti concorsi nazionali ed è sempre finalista in quelli di Ginevra e Parigi.
Dagli anni ’40 sino all’inizio degli anni ’70 esegue diversi concerti per la RAI, trasmessi in radio. La sua attività concertistica da solista prosegue fino agli anni ’80, tra concerti da camera e concerti con orchestra.
Il primo concerto da solista di Lidia si tiene a Genova l’8 febbraio 1940, un anno dopo aver vinto il concorso indetto dal Circolo della Stampa di Genova. I giornali commentano così la sua esibizione: “La giovanissima pianista ha affrontato un programma arduo che attesta la sua seria preparazione e la sua maturità artistica. La 110 di Beethoven è risultata chiara e semplice nella sua grandiosità; l’adagio è stato eseguito con una rara sensibilità e con una dolcezza di suoni veramente eccezionali”.
L’11 giugno 1940 Lidia eseguirà, per la radio, il primo di molti concerti: una cinquantina come solista ed un’altra trentina in collaborazione.
Durante queste esibizioni sarà accanto a pianisti quali Renato Josi, Maria Italia Biagi (sua grande amica) e Lya De Barberiis.
Sempre in radio, suona come solista con diverse orchestre:
– nel 1949, con quella diretta da Gaston Poulet;
– nel 1955, al Teatro comunale di Firenze con l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, diretta da Arturo Basile;
– tra il 1957 e il 1958 con l’Orchestra “A. Scarlatti” di Napoli, diretta da Pietro Argento;
– ancora nel 1958, con l’orchestra diretta da Filippo Bolli e con il mezzo soprano Giovanna Fioroni, in un concerto diretto da Fulvio Vernizzi.
Tra i concerti solistici uno è certamente significativo: quello in ricordo di Alfredo Casella, al Comunale di Bologna, il 2 maggio 1948. Lidia è giovanissima, si esibisce ad un anno dalla morte del grande musicista, suo mentore, sotto la direzione di Gianandrea Gavazzeni. Sul Resto del Carlino Adone Zecchi commenta: “...Le esecuzioni hanno trovato nel Maestro Gianandrea Gavazzeni il fervore e l’impegno che distinguono questo musicista già ben noto al nostro pubblico: dalla sua fatica tutta la manifestazione ha tratto il tono giusto di serietà quanto mai in carattere. La pianista concittadina Lidia Proietti – allieva affezionatissima del Casella – ha suonato con commozione in ‘Notte Alta’ e incisiva e spigliata autorità nella ‘Scarlattiana’ ottenendo un successo personale quanto mai meritato. È un elemento che merita la più attenta considerazione del pubblico e della critica. Assisteva alla celebrazione la vedova del Maestro, signora Ivonne Casella. Per la cronaca, grande successo personale del Maestro Gavazzeni evocato assieme alla Proietti più volte al podio. I più vivi consensi sono andati alla ‘Scarlattiana’ a ‘Notte Alta’ e alla Sinfonia della Donna Serpente”.
Sempre a Bologna, nell’Aula Magna dell’Università, tra il 1961 e il 1964, Lidia è ancora protagonista nei concerti diretti da Nino Bonavolontà e Francesco Mander.
Le sue rappresentazioni toccano anche città estere: da Atene a Monaco di Baviera, da Vienna a Bucarest, da Londa a Wüzburg, da Zelona Gora a Eisenstadt, da Città del Cairo ad Alessandria d’Egitto. Nel pieno della sua maturità artistica, riscuotono grande successo le tournée austriaca (1972) e sudamericana (1973, a Lima, Santiago del Cile, Buenos Aires, San Paolo, Rio de Janeiro, Niterói e Città del Messico).
Molti suoi concerti solistici sono tenuti in manifestazioni ove si esibisce con altri musicisti:
– nel 1941, a Sassari, è con l’arpista Flora Frontali;
– nel 1942, a Bologna, in un concerto offerto ai feriti di guerra è uno dei tre esecutori, con Carlo Felice Cillario (violino) e Camillo Oblach (violoncello);
– nel 1953 partecipa ad un concerto al teatro Eliseo di Roma i cui esecutori sono il violinista Pier Luigi Urbini, il violoncellista Alfredo Rogliano ed i pianisti Gino Gorini, Sergio Lorenzi e Vincenzo Pertile;
– nel 1955, all’Accademia Chigiana di Siena, in un concerto offerto dagli iscritti statunitensi in onore della visita all’Accademia della regina Elisabetta del Belgio, suona con la clarinettista Gloria Ramsey in una suite per clarinetto e pianoforte di Halsey Stevens;
– nel 1957, al Teatro dei Rinnovati di Siena, nel concerto diretto da Alceo Galliera e dedicato ad Alfredo Casella, oltre a lei si esibiscono Guido Agosti, Maria Italia Biagi, Giuliana Bordoni Brengola, Cesare Lenterna, Giorgio Lippi, André Navarra e Lelio Palagi;
– nel 1974, in un concerto tenuto alla Chigiana in memoria di Sergio Lorenzi, è protagonista con Giuseppe Garbarino e Bruno Giuranna;
– nel 1975, sempre alla Chigiana, viene commemorato il Conte Guido Chigi Saracini nel decimo anniversario della morte. Alla manifestazione partecipano i maestri dell’Accademia. Lidia suona in compagnia di Salvatore Accardo, Guido Agosti, Maria Italia Biagi, Riccardo Brengola, Lothar Faber, Giuseppe Garbarino, Severino Gazzelloni, Ruggero Gerlin, Bruno Giuranna, Alain Meunier, André Navarra ed il Quartetto Italiano (Paolo Borciani, Elisa Pegreffi, Piero Farulli e Franco Rossi).
Il 24 marzo 1982, a Lamezia Terme, Lidia terrà la sua ultima esibizione.
L’Accademia Musicale Chigiana di Siena, fondata nel 1932 dal Conte Guido Chigi Saraceni, grande mecenate della musica, è un’istituzione famosa in tutto il mondo. Ai suoi corsi di perfezionamento hanno partecipato e continuano a partecipare i più grandi musicisti dei nostri tempi.
Dal 1939 al 1943 anche Lidia frequenta la Chigiana come allieva del corso di Casella, guadagnandosi il premio riservato all’iscritto più meritevole. Già nel 1943 inizia l’attività di collaboratrice dei corsi di violino. Questa sua collaborazione proseguirà ogni estate, fino al 1979. I corsi a cui collabora sono tenuti dai più grandi Maestri dell’epoca: Arrigo Serato, Jacques Thibaud, Georges Enesco, Yvonne Astruc, Franco Gulli, Tibor Varga e Salvatore Accardo.
In una dedica del 1953, George Enesco dice di lei: “Ayant eu le grand plaisir de collaborer avec Mademoiselle Proietti pendant les periodes du cours de violon à l’Académie du Conte Chigi à Sienne, je tiens à dire combien son talent m’à été precieux dans notre travail en commun et combien j’ai apprécié sa remarquable musicalité. Et je tiens à l’en feliciter et à la remercier respecteusement (Avendo avuto il grande piacere di collaborare con la signorina Proietti durante i corsi di violino all’Accademia del Conte Chigi a Siena, tengo a dire quanto il suo talento mi sia stato prezioso nel nostro lavoro comune e quanto abbia apprezzato la sua notevole musicalità. Desidero felicitarla e ringraziarla rispettosamente)”.
In Accademia, importantissimo punto di riferimento nel panorama musicale nazionale ed internazionale, Lidia ha occasione di collaborare con Arturo Bonucci, Pina Carminelli, Camillo Oblach, Benedetto Mazzacurati e André Navarra e ha modo di conoscere alcuni dei più grandi musicisti italiani e stranieri (Pablo Casals e Alfred Cortot) del Novecento. Con alcuni dei Maestri conosciuti alla Chigiana, Lidia svolge un’attività concertistica intensa anche fuori dall’Accademia. Arrigo Serato, titolare dei corsi di perfezionamento di violino, è di Bologna. Probabilmente per suo tramite Lidia entra in Chigiana come collaboratrice dei corsi di violino durante i difficili anni della guerra. Alcune lettere di Alfredo Casella, indirizzate a Lidia, le vengono recapitate proprio da Serato. E il Conte Chigi, in una nota, chiede a Lidia di sollecitare a Serato una risposta in merito ad una richiesta fattagli tempo prima. Il legame di stima tra i due musicisti sfocia nella collaborazione per una decina di concerti, trasmessi alla radio nel 1942 e nel 1943. Negli stessi anni, Lidia suona in tutta Italia con il violoncellista Arturo Bonucci. Ed è con lui in Montenegro, in un concerto per le Forze Armate, nel 1942. È questa una delle poche “avventure” raccontate, con simpatia, da Lidia e culminata con la lavata di testa subìta da Bonucci, al rientro in Italia, per avere portato una ragazza così giovane... al fronte. Arturo Bonucci ha nei confronti di Lidia un rapporto affettuoso. Le missive a lei dirette si aprono con un quasi paterno: “Carissima Proiettina”.
Con lui come Maestro, nel 1951, Lidia ottiene il diploma di Musica d’Insieme all’Accademia di Santa Cecilia in Roma. Altra violinista di grande livello, moglie di Arturo Bonucci, è Pina Carminelli, che per diversi anni vorrà Lidia come collaboratrice durante i suoi concerti. Nel 1943 le due musiciste si esibiscono in una tournée tedesca, nelle città di Stoccarda, Berlino, Darsmstadt, Danzica e Kniksberg. Franco Gulli, allievo di Arrigo Serato alla Chigiana negli anni ’40, suonerà una prima volta nel 1947 con Lidia. I due si ritroveranno negli anni ‘60 quando Gulli, diventato titolare dei corsi di violino all’Accademia, la avrà come collaboratrice. Seguiranno altri concerti, nella seconda metà degli anni Sessanta, che i due musicisti interpreteranno assieme.
Qualcosa di simile accade con Salvatore Accardo, con il quale Lidia instaurerà un amichevole rapporto. Accardo entra alla Chigiana nel 1955, a 14 anni, su invito del Conte Chigi che ne riconosce lo straordinario talento. Lidia lo accompagna durante i corsi di Yvonne Astruc sin da subito, come testimonia una bella foto del giovanissimo Accardo, in pantaloncini corti, intento a suonare. Accardo rimane molto legato all’Accademia e, negli anni ‘70, diventa insegnante dei corsi di violino: Lidia si trova ora ad accompagnare al pianoforte gli allievi del Maestro. Molti sono i concerti che insieme terranno, in un arco di tempo di più di vent’anni, dagli anni ’50 alla fine degli anni ’70.
Ad un concerto cui Lidia assistette pochi anni prima di morire, sorrise osservando il violinista – e il suo Stradivari – tallonati dalla guardia del corpo. Quella situazione le rammentò il “viaggio” fatto con Accardo nel 1973, da Bologna a Cento, prima del concerto al Circolo Musicale Campagnoli, da lei fondato. Il mezzo di trasporto, la Cinquecento di Daniela Giuliucci, sua fedelissima assistente ed amica, trasportava non uno bensì due Stradivari! Altri tempi, in cui c’era ancora posto per quella che sarebbe oggi una follia...
Lidia svolge poi importanti collaborazioni con il violoncellista Nerio Brunelli (anni ‘40/’50) e con il violinista Pier Luigi Urbini (anni ‘50). Ha occasione di collaborare con i violinisti Elisa Pegreffi, Edmondo Malanotte, Raoul Emiliani, Montserrat Cervera, Alfredo Wang, Ethel Joy Brown, Robert Gerle, Bronislaw Gimpel, Riccardo Brengola, Lilia Beretti, Gerardo Gomez Casais, Tibor Varga, Daniel Zisman e Franco Mezzena; con il violoncellista Amedeo Baldovino; con le cantanti Novella Noferi, Franca Brunelli Arnaldi, Ruth Stewart ed Hellen Phillips.
Il rapporto di Lidia con Arturo Benedetti Michelangeli, da molti critici considerato il più importante pianista italiano assieme a Ferruccio Busoni, nasce da una movimentata situazione, creatasi durante un concorso pianistico nella città di Monza. Il fatto, evidentemente, colpì Michelangeli, già famoso, abituato ad essere adulato e non certo contraddetto seccamente da una ragazza, come Lidia, senza peli sulla lingua. Molti anni dopo, nei corridoi del Conservatorio di Bologna, Lidia si sentirà rivolgere un “Riverisco signorina Proietti!” proprio da Michelengeli. Chiarite le reciproche posizioni sull’episodio, che oramai risaliva a 17 anni prima, si trovano a colloquiare a lungo, piacevolmente. Lidia si divertiva a ricordare quell’incontro: le persone del Conservatorio si avvicinavano per chiedere un autografo e sistematicamente Michelangeli glielo rifiutava. Poi si rivolgeva a lei, chiedendole una parola di giudizio sulla loro preparazione musicale. Alla fine se ne uscì a dire: “Ha notato che le pianiste brave sono sempre brutte?”. E Lidia: “Stia un pochettino attento perché potrebbe sembrarmi un complimento”. Lui rispose: “Già... ma ci sono anche quelle brutte che suonano male!”. Michelangeli, però, inviterà Lidia ad Arezzo. Durante questi incontri di studio domenicale, Lidia avrà modo di sottoporre il suo repertorio a Michelangeli e di approfondire il rapporto di reciproca stima.
Ad Arezzo, raccontava Lidia, c’erano diverse sale in cui ogni pianista studiava da solo, in attesa di essere ascoltato dal Maestro. Quando lei prendeva posto, però, Michelangeli le si metteva vicino e rivolgeva la sua attenzione solo ed esclusivamente a lei. Le disse una volta: “Con quelle mani, lei potrebbe suonare come suono io”. Ma, concludeva Lidia, con il suo sorrisino: “Io non avevo troppo voglia di studiare...”.
Alla sua carriera da concertista si affianca una carriera didattica di altissimo livello. Negli anni ’50 diventa insegnante incaricata di Pianoforte Principale nei Conservatori di Cagliari (1953-1954) e Pesaro (1954-1959). Dal novembre 1957 insegna a Bologna in qualità di supplente di Pianoforte Principale e dal 1° ottobre 1962 diventa titolare del corso. Nel 1964 viene chiamata dall’allora direttore, Adone Zecchi, a ricoprire gli incarichi di Vice Direttore e di Fiduciario di Sezione Staccata. L’incarico di Vice Direttore le viene rinnovato fino al 1969. In una lettera del 7 ottobre 1967 Adone Zecchi le scrive: “Ill.mo Professore, non ho parole per lodi improntate alla frusta rettorica; ma la perizia, la dedizione, lo slancio e il disinteresse con i quali Ella ha svolto le mansioni di Vicedirettore di questo Conservatorio nel decorso anno scolastico meritano, da parte mia, il più ampio riconoscimento. In conseguenza di ciò sono a chiederLe il favore di accettare, anche per i successivi anni scolastici, la gravosa mansione di Vicedirettore con tutte le implicazioni di ordine didattico, artistico, disciplinare e amministrativo previste dalle leggi e regolamenti in vigore. Certo che la Sua collaborazione servirà a salvaguardare il prestigio che in breve tempo questo Conservatorio ha acquistato e a facilitarne l’auspicabile aumento, resto in fiduciosa attesa di un Suo cenno di assenso e, oltre esprimerLe i sensi della più viva considerazione, molto distintamente La saluto. Il Direttore (M° Adone Zecchi)”.
Nel 1968, per alcuni mesi le viene affidata la supplenza della Direzione a causa dei problemi di salute di Adone Zecchi, costretto ad un periodo di aspettativa. In quegli anni Lidia dirige la sezione A.GI.MUS. di Bologna ed il Circolo Musicale “B. Campagnoli” di Cento. Le due associazioni, la prima a livello giovanile e promozionale, la seconda a livello più avanzato, altamente qualificato, perseguono scopi culturali e prevedono una fitta programmazione concertistica, ove affermati solisti si affiancano a giovani talenti alle prime esperienze. Lidia fonda poi la Scuola di Musica di Cento. Il periodo più importante, dal punto di vista accademico, è compreso tra il 1979 ed il 1991, quando ricopre la carica di Direttore in tre diversi Conservatori. Per gli anni scolastici 1979/1980 e 1980/1981 è Direttore del Conservatorio G. B. Martini di Bologna. Nel 1981/82 assume la direzione del Conservatorio di Campobasso e nel 1982/1983 dirige il Conservatorio di Castelfranco Veneto. Riprende la direzione a Bologna nel 1983 per mantenerla fino al 1991, anno del suo ritiro.
Nella lettera di un docente che dà lì a poco sarebbe entrato nell’organico del Conservatorio, datata 6 dicembre 1985, si coglie una descrizione spiritosa di Lidia: “Cara direttora, è bello tornare nel mio Conservatorio e trovarlo nelle mani di una ANTIPEDANTE AUTORITÀ come tu sei, esente da quelle caratteristiche che, pur essendo bolognese al 75%, io attribuisco a questa razza. Tutte con le “S”: Simpatici ma Saputelli, Schizzinosi e Sputasentenze...”. L’impegnativa responsabilità di direzione del Conservatorio non le consente più di seguire regolarmente l’attività concertistica ma non le preclude la possibilità di continuare ad insegnare pianoforte nell’Aula 2. Molti dei più validi pianisti e degli insegnanti di oggi possono fregiarsi di essere stati suoi allievi. Si congeda dal Conservatorio nel 1991, al compimento dei settant'anni, e per altri tre anni dirige il Liceo musicale di Forlì. Nel 1994 termina ufficialmente la sua carriera didattica e continua l’insegnamento privato del pianoforte nella sua bella casa di Galleria del Leone, sotto le Due Torri.
Nel 1968 l’Accademia Filarmonica di Bologna, fondata nel 1666, iscrive Lidia nella classe dei “Concertisti in Pianoforte” dell’Albo per particolari benemerenze artistiche. Agli impegni concertistici e didattici Lidia affianca, dal 1970 al 1973, quello piacevole e prestigioso di Presidente del Soroptimist International Association. L’associazione, formata da sole donne impegnate in attività professionali e manageriali, si pone l’obiettivo di sostenere le pari opportunità e di creare forti e pacifici legami nella comunità bolognese. Nel 1981 viene insignita dal Presidente della Repubblica della carica di Cavaliere del Lavoro e nel 1987, su richiesta dell’allora Ministro dell’istruzione Franca Falcucci, le viene conferito il titolo di Ufficiale del Lavoro.
Negli anni seguenti al suo ritiro dal Conservatorio e per un’altra quindicina d’anni, Lidia viene chiamata a presiedere importanti concorsi pianistici a Senigallia, Teramo, Marsala, Osimo, Caltanisetta, Varese, Lamezia Terme, Tagliolo Monferrato ed in altre città. Il concorso cui rimane più affezionata è quello di Senigallia, città nella quale ha spesso occasione di trascorrere piacevolmente le sue vacanze estive.
Nel 2008, quando l’età e gli acciacchi cominciano a farsi sentire, Lidia si trasferisce in Brianza. La bella località di Imbersago la avvicina ai suoi familiari: il fratello Sergio, la cognata Elvira ed i sei nipoti Fausta, Giovanni, Luigi, Luca, Marta e Sara. Nessuno dei nipoti segue le sue “orme musicali”. Il fratello Sergio, di undici anni più giovane, viene indirizzato dal padre allo studio del violino ma, evidentemente, il richiamo dei computer è stato più forte e Sergio è poi diventato manager all’IBM.
È la pronipote Caterina, che ha studiato pianoforte, ad avere l’onore (o l’onere) di suonare il Bechstein di Lidia “...così difficile da domare”, come dice il Maestro Pierpaolo Maurizzi, allievo della “Signorina”. Il 16 settembre 2014 Lidia Proietti è venuta a mancare ed ora riposa nel cimitero di Imbersago.
Lidia Proietti, premesse di Marino Sala e Fausta Proietti, s.l., s.d. [2015].
Trentasei anni di Chigiana
Lidia Proietti nasce a Foggia domenica 30 gennaio 1921 da genitori romagnoli. Il precoce studio del pianoforte è certamente favorito dalla grande passione per la musica del padre, Giovanni, capomeccanico delle ferrovie dello stato. I continui spostamenti della famiglia la portano a studiare inizialmente a Brescia, poi a Milano e definitivamente a Bologna dove Licia si diploma, diciassettenne, con il massimo dei voti sotto la guida di Bruno Rudan il 19 luglio 1938. Bruno Rudan è stato uno dei docenti dell’epoca più illustri dell’allora Liceo Musicale di Bologna, autore del libro Il pedale del pianoforte (Milano, Bocca, 1940) e di brani pianistici pubblicati dall’editore Bongiovanni di Bologna. Ancora studentessa, Lidia Proietti dimostra un particolare interesse per la musica da camera vincendo nel 1937 il primo premio al I Torneo Nazionale per esecuzioni di musiche a Due Pianoforti di Bologna, nella categoria non diplomati, con Alessandra Bragaglia. Affermazione che replica aggiudicandosi ancora il primo premio nell’edizione successiva, questa volta dedicato al duo violino e pianoforte, in coppia con Mario La Canna. Nello stesso anno la giovane pianista continua a mietere primi premi vincendo sia il VII Concorso nazionale di Genova, che il Premio nazionale per pianiste di Modena. Nel 1939 si afferma al concorso Giacomo Venezian e le viene conferito il Premio Mugellini (420 Lire) quale migliore allieva diplomata del Liceo di Bologna. Successivamente si trasferisce a Roma per seguire i corsi di pianoforte di Alfredo Casella e Musica da Camera di Arturo Bonucci all’Accademia Nazionale di S. Cecilia e all’Accademia Chigiana di Siena. Il perfezionamento con Casella si conclude con il diploma con il massimo dei voti. Il profondo rapporto musicale e la stima che conquista grazie al suo impegno si evince in un breve scritto del 1946 dove Casella dichiara:
«La pianista Lidia Proietti ha frequentato i miei corsi di perfezionamento presso l’Accademia di Santa Cecilia di Roma e alla Chigiana di Siena. Dal corso di Roma essa è uscita nello scorso luglio ottenendo il diploma col massimo dei voti. Durante questi anni essa, con un lavoro costante, ha potuto sviluppare al più alto grado il suo talento naturale, il quale, sorretto ormai da una seria preparazione e da una tecnica eccellente ne fa uno dei migliori elementi del nostro concertismo nazionale».
Nei cinque anni trascorsi con Casella, grazie all’inesauribile vitalità del suo maestro, Lidia Proietti ha la possibilità di frequentare e inserirsi in un ambiente musicale fra i più fertili dell’epoca. Alfredo Casella è probabilmente il musicista più cosmopolita dell’ambiente musicale italiano di quegli anni, amico intimo di Ravel, Debussy e Stravinskij, prolifico compositore, formidabile pianista e camerista, nonché instancabile saggista e organizzatore. Non solo lui si accorgerà delle doti della giovane pianista; anche il conte Guido Chigi Saracini, illuminato mecenate e fondatore dell’Accademia Chigiana, riconoscerà immediatamente il suo talento e la sosterrà sempre sia nella carriera concertistica che nella lunga attività didattica in seno all’istituzione senese. La sua duttilità musicale si rivela a tal punto che già nel 1943 viene chiamata a collaborare come collaboratrice pianistica dei corsi di perfezionamento di violino di Arrigo Serato. Tale ruolo la vedrà ininterrottamente presente fino al 1979.
Nella più che trentennale collaborazione senese sarà impegnata in 73 concerti distribuiti tra le Settimane Musicali Senesi, i Concerti Estivi, i Concerti Finali dei corsi di perfezionamento e le stagioni del Micat in Vertice. Nei primi anni dell’impegno senese instaura relazioni e amicizie con Alfred Cortot (nell’archivio della famiglia Proietti si conserva una fotografia che li ritrae evidentemente impegnati su di una diteggiatura), Andrés Segovia, Yvonne Astruc, Jaques Thibaud, Tibor Varga, Pablo Casals, André Navarra, Antonio Ianigro. Nel lungo impegno chigiano si esibirà con molti di loro, oltre ai violinisti Salvatore Accardo, Paolo Borciani, Riccardo Brengola, Pina Carmirelli, Carlo Felice Cillario, Franco Gulli, Nathan Milstein, Elisa Pegreffi, Ruggero Ricci, Arrigo Serato, Uto Ughi, il violista Bruno Giuranna, i violoncellisti Amedeo Baldovino, Arturo Bonucci, Benedetto Mazzacurati, André Navarra, Camillo Oblach, le pianiste Lya De Barberiis, Maria Italia Biagi, il flautista Severino Gazzelloni, il cornista Domenico Ceccarossi, il Quartetto d’Archi di Roma della Radio Italiana (Antonio Salvatore, Dandolo Sentuti, Emilio Berengo Gardin, Bruno Morselli). I primi programmi concertistici vedono la Proietti protagonista già nel 1939 sia nel repertorio solistico che in quello cameristico. Nel 1940 presenta a Genova l’imponente Fantasia op. 17 di Robert Schumann, esecuzione recensita così: La pianista Lidia Proietti ha suscitato nel pubblico il più vivo entusiasmo soprattutto nella commossa e romantica interpretazione della Fantasia di Schumann: il discorso melodico sempre chiaro anche attraverso l’intricato contrappunto, ha fatto maggiormente gustare l’incantevole pezzo di Schumann. Nel gennaio dell’anno successivo si propone al pubblico di Bologna assieme ai fratelli Emiliani con questo programma cameristico: Ludwig van Beethoven, Trio op. 70 n. 1; Ildebrando Pizzetti, Trio in La magg.; Johannes Brahms, Trio op. 8. E dal mese successivo appare in duo con i violoncellisti Amedeo Baldovino, Arturo Bonucci e Nerio Brunelli. Nei programmi spiccano la Sonata op. 36 di Grieg, la Sonata Arpeggione D. 821 di Schubert e le Sonate op. 69 e op. 102 n. 2 di Beethoven, chiaro segnale dell’intensificarsi del suo repertorio cameristico. Non mancano apparizioni solistiche e ancora del 1941 è la prima proposta della Sonata S. 178 di Franz Liszt, dove l'interprete viene elogiata così dalla critica: «Ha affrontato la difficile Sonata in si minore di Liszt interpretandone ogni più intimo significato estetico rendendone, con dovizia di mezzi, le caratteristiche eminenti della particolare tecnica pianistica». Gli impegni concertistici la vedono protagonista con Elisa Pegreffi e con Paolo Borciani, futuri violinisti del non ancora nato Quartetto Italiano.
Finita l’estate senese, si imbarca in ottobre per tenere una serie di concerti per le truppe italiane impegnate in Albania sia come solista che in duo con Arturo Bonucci. Una scelta questa che connota un deciso carattere e un senso ben preciso della funzione sociale della musica. Il 1943 si apre con una tournée in Germania con Pina Carmirelli; gli impegni toccano, tra le altre, le città di Berlino, Königsberg, Danzica, Stoccarda, Darmstadt e Monaco di Baviera, con l’esecuzione della Sonata n. 2 op. 36 di Ferruccio Busoni. A proposito di questa composizione, nella recensione della «Schlesische Landeszeitung» si legge:
«In Lidia Projetti [la violinista] ha un’accompagnatrice che possiede tutte le doti più desiderabili: sicurezza assoluta nella tecnica, suono deciso e sfumato e nello stesso tempo controllato, esecuzione trasparente e collaborazione agile. Sono queste le caratteristiche più salienti delle sue prestazioni. Non si potrebbe immaginare una fusione maggiore tra violino e pianoforte».
Nello stesso anno continuano le collaborazioni con Elisa Pegreffi e Arturo Bonucci, con cui affronta una tournée in Spagna. Nei due anni successivi probabilmente a causa dell’aggravarsi della situazione dettata dal conflitto mondiale non si hanno notizie di una sua attività concertistica. Il primo concerto viene segnalato il 22 novembre 1945 a Reggio Emilia, con un programma che presenta per la prima volta le 32 Variazioni in do min. WoO 80 di Beethoven. Il 1946 apre la lunga collaborazione con Franco Gulli. Il duo propone musiche di Paganini, Bach, Robert Schumann (Sonata op. 105), Erno von Dohnányi (Suite Ruralia Hungarica), Ioan Scarlatescu (Bagatelle in Stile popolare rumeno) e Karol Szymanowski (Notturno e Tarantella op. 28) e nello stesso anno consegue il terzo premio al Concorso nazionale di Monza, dove ha luogo la conoscenza con Arturo Benedetti Michelangeli. L’occasione non regala un approccio particolarmente felice, sul momento, ma il rapporto con il grande pianista italiano troverà momenti di grande importanza. Intanto Lidia Proietti affronta grandi concorsi internazionali quali il Concours International d’Exécution Musicale di Ginevra (diploma di finale con nota di eccellenza) e il Concours International “Marguerite Long Jacques Thibaud”, dove approda alle prove finali con orchestra. Nel 1948 è ospite per la prima volta come solista del teatro Comunale di Bologna sotto la direzione di Gianandrea Gavazzeni per un programma celebrativo dedicato ad Alfredo Casella: in quell’occasione esegue Scarlattiana, A notte Alta e il Concerto per pianoforte, timpani e archi. La critica saluta con entusiasmo il concerto:
«L’esecuzione di Lidia Proietti al pianoforte e di Gianandrea Gavazzeni è stata quanto mai intelligente. Lidia Proietti ha rivelato ottime doti di sensibilità, maturità, di coscienza… e ancora: La pianista, allieva affezionatissima di Casella, ha suonato con commozione in “Notte alta” e con incisiva e spigliata autorità nella “Scarlattiana” ottenendo un successo personale quanto mai meritato».
Il 1949 è dedicato al Concorso pianistico internazionale “Ferruccio Busoni” di Bolzano, dove l'artista supera le selezioni e approda alle finali. Grazie alla qualità delle sue esecuzioni, intanto, entra in contatto con Nikita Magaloff e Cesare Nordio. Negli anni '50 riprende i contatti con Arturo Benedetti Michelangeli ad Arezzo. Per sua stessa ammissione non si tratterà di un autentico rapporto didattico ma di un profondo confronto sul repertorio studiato con il maestro Casella. In una registrazione familiare del 2011 ricorda: «andavo ad Arezzo nelle domeniche libere dalla Chigiana e con Michelangeli ho ripassato tutto il mio repertorio, mi ha detto cose utilissime e bellissime; durante un viaggio in macchina mi disse: con quelle mani lei potrebbe suonare come suono io». Il loro sarà un rapporto sempre improntato a stima e ironia. Sempre nella lunga intervista Lidia si abbandona al simpatico ricordo di un episodio occorso al Conservatorio di Bologna. Diciassette anni dopo il malinteso del Concorso di Monza e un ulteriore imbarazzo dettato da una graduatoria per l’assegnazione di una cattedra di pianoforte a Bruxelles, si verificò l’occasione di una riappacificazione. Nel lungo discorrere di pianisti, il grande interprete italiano ironicamente domandò: «Ma, ha notato che le pianiste quando sono brave sono sempre brutte?». La risposta arguta fu: «Stia un pochettino attento, perché mi potrebbe anche sembrare un complimento!». Seguì una replica: «Eh già... ma ci sono anche quelle brutte che suonano male!»: segnale evidente di una leggerezza che Michelangeli certamente concedeva a poche persone. Nel 1950 riprende la collaborazione con Pina Carmirelli con le Sonate opp. 47 e 96 di Beethoven e i Mithes op. 30 di Szymanowski. Nel 1951 riceve l’invito di Nino Rota per esibirsi con Pier Luigi Urbini a Bari in un concerto che annuncia l’esecuzione della Sonata op. 12 n. 1 di Beethoven, la Sonata op. 100 di Brahms e la Suite Italienne di Stravinskij. Sempre con Urbini esegue la Sonata di Ildebrando Pizzetti per una serie di concerti in Sicilia. Anche in questo caso è da sottolineare l’impegno con cui si prodiga nel diffondere il repertorio contemporaneo italiano. Nello stesso anno giunge l’invito a esibirsi con l’Orchestra Sinfonica della RAI di Torino sotto la guida di Gaston Poulet per l’esecuzione della IV Sinfonia op. 60 per pianoforte e orchestra (Sinfonia Concertante) di Karol Szymanowski. Segue nel 1952 la collaborazione con il soprano Ruth Stewart, molto probabilmente un altro incontro favorito dall’Accademia Chigiana, con un programma dedicato agli Spirituals americani e ripreso a Firenze, Siena e Roma. Questo repertorio verrà riproposto in seguito con un’altra cantante statunitense, Helene Philips.
Nel 1955 sempre a Siena avviene il primo incontro fra Lidia Proietti e Salvatore Accardo, nell’occasione allievo nella classe di violino di Yvonne Astruc (prima assistente di George Enescu, succeduta poi alla sua cattedra). Con il giovanissimo violinista napoletano stabilisce una lunghissima e felice collaborazione musicale avviata l’anno successivo con un concerto a Palazzo Pitti di Firenze e l’esecuzione della Sonata op. 30 n. 3 di Beethoven, della Sonata op. 94a di Prokof’ev e del Notturno e Tarantella di Szymanowski. Di particolare rilievo si segnala nello stesso anno l’invito al Maggio Musicale Fiorentino con il Concerto op. 54 di Schumann sotto la direzione di Arturo Basile. A poca distanza seguirà il Concerto in re min. BWV 1052 per pianoforte e archi di Bach con l’Orchestra di Rovigo diretta da Emilio Giani. L’anno successivo ripropone il brano grazie all’invito dell’Orchestra “Scarlatti” di Napoli sotto la direzione di Pietro Argento. Inizia anche la collaborazione con la violinista Lilia Beretti: grazie a questo sodalizio amplia il repertorio con la Sonata op. 13 di Fauré, i Tre Canti di Pizzetti, la Tzigane di Ravel e la Sonata n. 2 op. 6 di Enescu. Intanto prosegue l’intensa attività di registrazione per la RAI con Islamey di Balakirev. L’attività solistica si alterna a quella cameristica: di quell’anno è la ripresa delle Variazioni e Fuga sopra un tema di Händel op. 24 di Brahms, brano già compreso nei programmi di diploma bolognese e romano. Così il recensore:
«La Projetti ha un modo tutto suo per accostarsi ai grandi testi classici: guarda soprattutto alla costruzione, all’architettura formale, al piano generale dell’opera. Ne deriva un’interpretazione chiaramente delineata e poggiante su basi ben meditate e precise. Basta pensare alla sua esecuzione delle Variazioni e Fuga su un tema di Haendel di Brahms».
Nel 1959 su invito di Piero Guarino, compagno di studi nella classe di Casella e allora direttore del Conservatorio di Alessandria d’Egitto, si esibisce in Egitto e in Grecia con musiche di Busoni (Diario Indiano), Casella, Rossini e Musorgskij. Nel 1961 è di nuovo ospite del Comunale di Bologna con l’esecuzione del Concertino per Muriel Couvreux di Luigi Dallapiccola sotto la direzione di Nino Bonavolontà. Nel 1962 collabora con il violinista Robert Gerle al Comunale di Modena eseguendo il Divertimento di Stravisnkij, i Märchenbilder op. 113 di Schumann e la Tzigane di Ravel. Nello stesso anno suona con il violinista Bronisław Gimpel alla Galleria degli Uffizi di Firenze: in programma Sonata op. 30 n. 3 di Beethoven, Sonata op. 105 di Schumann, Sonata op. 108 di Brahms. Nel 1964 è nuovamente impegnata con il Comunale di Bologna nelle Noces di Stravinskij sotto la direzione di Giorgio Kirschner. L’anno successivo sempre al Comunale è impegnata nella Petite Messe Solennelle di Rossini sotto la direzione di Leone Magiera e in compagnia tastieristica di Maria Italia Biagi. Segue una serie di concerti solistici in Germania (Monaco di Baviera) e Austria (Vienna, Graz) con la ripresa della Partita in do min. BWV 826 di Bach e la Sonatina Canonica di Dallapiccola. Nel 1968 l’Accademia Filarmonica di Bologna le conferisce il diploma accademico nella classe di Concertisti in Pianoforte, per “chiara rinomanza nel campo della musica concertistica”. Il 1971 la vede debuttare a Londra alla Wigmore Hall con un programma dedicato a Casella, Brahms, Debussy, Chopin, Musorgskij e così salutato dal «Daily Telegraph»:
«Una incantevole artista italiana, Lidia Projetti, al suo debutto alla Wigmore Hall, fece una immediata impressione con l’interpretazione dei Pezzi infantili di Casella. Queste miniature, molto varie, argute e brillanti furono rese con un tono affettuoso e scorrevole. Il gruppo [dei Preludi] di Debussy è stato suonato con tecnica precisa e sicura e con fantastica immaginazione».
L’anno successivo la pianista replica la proposta inglese in una tournée fra Romania (Bucarest) e Austria (Vienna). Il 1973 è l’anno del Sudamerica con concerti in Perù (Lima), Argentina (Buenos Aires), Brasile (San Paolo, Rio de Janeiro, Nitéroi) e Messico (Città del Messico), con un programma poi ripreso alla Chigiana. Nel 1976 ritorna in Egitto (Alessandria d’Egitto e Il Cairo) e Grecia (Atene). Nel 1978 conclude la sua collaborazione con la Chigiana e si presenta in un concerto di commiato con Salvatore Accardo, in programma anche la Sonata in Sol magg. di Ravel. Questo coincide con un lento abbandono della trentennale carriera concertistica, decisione certamente legata al sovrapporsi dei molteplici impegni non solo didattici assunti. Gli ultimi programmi conosciuti risalgono al 1982: questo adieu proporrà gli amatissimi Tableaux d’une exposition di Musorgskij, con la Ballata op. 10 n. 1 e la Rapsodia op. 79 n. 2 di Brahms, La terrasse des audiences au clair de lune, Minstrels e Reflets dans l’eau di Debussy, la Ballata op. 23 di Chopin, a Lugo e a Lamezia Terme.
La signorina al timone
Oltre alla costante attività concertistica Lidia Proietti si è profusa in un profondo impegno didattico e sociale. È indubbio che la figura instancabile di didatta e organizzatore del suo maestro Casella sia stata alla base del suo operato in tal senso. I primi impegni di docenza la vedono incaricata dai Conservatori di Cagliari (1953-54) e Pesaro (1954-59). Nel 1957 riceve la prima supplenza al Conservatorio di Bologna e nel 1961 diviene titolare di cattedra succedendo proprio al suo maestro Bruno Rudan. Già nel 1964 l’allora direttore Adone Zecchi la nomina vicedirettore del Martini e “fiduciario” della sezione staccata di Cesena. In una lettera del compositore bolognese del 7 ottobre 1967 si può apprezzare la stima del lavoro svolto:
«Gent.mo Professore [Gent.ma Professoressa], non ho parole improntate alla frusta rettorica; ma la perizia, la dedizione, lo slancio e il disinteresse con i quali Ella ha svolto le mansioni di Vicedirettore di questo Conservatorio nel decorso anno scolastico meritano, da parte mia, il più ampio riconoscimento. In conseguenza di ciò sono a chiederLe il favore di accettare, anche per i successivi anni scolastici, la gravosa mansione di Vicedirettore con tutte le implicazioni di ordine didattico, artistico, disciplinare e ammnistrativo previste dalle leggi e regolamenti in vigore. Certo che la Sua collaborazione servirà a salvaguardare il prestigio che in breve tempo questo Conservatorio ha acquistato e a facilitarne l’auspicabile aumento resto in attesa di un Suo cenno di assenso e, oltre esprimerLe i sensi della più viva considerazione, molto distintamente La saluto. Il Direttore, M.o Adone Zecchi.»
Oltre a ricoprire tali ruoli, nel 1968 Lidia Proietti viene incaricata della supplenza di Direzione. Nel 1970 assume il ruolo di Presidente della sezione bolognese del Soroptimist International Association, carica che conserva fino al 1973. Nel 1973 inizia la fertile collaborazione con la città di Cento. Nella città al confine fra Bologna e Ferrara fonda il “Circolo Musicale Bartolomeo Campagnoli”, che promuoverà un’importante attività concertistica e l’apertura di una vivace scuola di musica. Molti suoi allievi avranno l’opportunità di fare le prime esperienze didattiche proprio grazie a questa iniziativa. L’impegno centese la vede costantemente presente fino al 1990. L’attività concertistica di questo sodalizio è tenuta a battesimo il 16 settembre 1973 con un concerto di Salvatore Accardo e Lidia Proietti. Nei 18 anni di direzione di questa iniziativa si esibiscono a Cento, grazie alle consolidate relazioni senesi, Dino Asciolla, Amedeo Baldovino, Lya de Barberiis, Bruno Canino, Alirio Diaz, Gino Gorini, Aldo Ferraresi, Severino Gazzelloni, Stanley Hoogland, Maureen Jones, Benedetto Mazzacurati, Bruno Mezzena, André Navarra, Sergio Perticaroli, Cristiano Rossi, Franco Rossi, il Trio d’Archi di Roma. La stagione viene poi completata dalla proposta di giovani emergenti quali Mario Brunello, Luca Simoncini, Filippo Faes, l’appena nato Trio di Parma e i saggi della fiorente scuola di musica. Contemporaneamente apre la sezione bolognese dell’A.GI.MUS per promuovere la musica giovane. Questo è un altro aspetto che Lidia Proietti ha sentito a fondo durante tutto il suo insegnamento, la necessità di non fermarsi all’indispensabile bottega musicale ma di completarla donando ai più meritevoli allievi la possibilità di confrontarsi con un vero pubblico. Consapevole dell’esigenza di fornire ai giovani talenti valide opportunità, Lidia Proietti è stata certamente una delle più vivaci organizzatrici bolognesi: le sue stagioni concertistiche hanno visto affacciarsi al concertismo giovani promesse come Federico Agostini, Gloria Banditelli, il Duo Anna e Bruna Barutti, Stefano Bezziccheri, il Duo pianistico Mauro Landi e Stefano Orioli, Andrea Lucchesini, il Giovane Quartetto Italiano, Mario Brunello, il Trio Brahms. Ancora nel 1978, collegandosi idealmente ai fasti della Società del Quartetto fondata a Bologna nel 1879 da Luigi Mancinelli, costituisce la Società di Musica da Camera bolognese e anche in questo caso il cartellone propone musicisti di chiara fama affiancati a giovani esecutori. Come sempre, l’invito dell’amica e collega viene accettato e nella prima stagione si apprezzano le presenze di Piero Guarino, Sergio Perticaroli, Bruno Mezzena con il suo Quintetto Italiano, Sante Amadori, Giorgio Zagnoni, Bruno Canino e il giovanissimo Wijnand van de Pol. L’inaugurazione viene affidata al duo formato da Cristiano Rossi al violino ed Enrico Tagliavini alla chitarra con un programma interamente dedicato a Paganini.
L’abbandono dell’intensa attività concertistica coincide anche con il conferimento delle direzioni dei Conservatori di Bologna, (1979-81), Campobasso (1981-82) e Castelfranco Veneto (1982-83). Dal 1983 riprende la direzione del Conservatorio “Martini” che conserva fino al suo ritiro avvenuto nel 1991. Il congedo di quell’anno le permette di assumere la direzione del Liceo Musicale “Masini” di Forlì, funzione che conserva fino al 1994. La traccia della sua docenza rimane in molti suoi allievi che a loro volta hanno proseguito il suo insegnamento come docenti di Conservatorio. A tal proposito si ricordano Stefano Bezziccheri, Bruna Bruno, Cristina Cano, Gilberto Cappelli, Pierluigi Di Tella, Valeria Facchini, Mariangela Fattorini, Monica Fini, Mauro Landi, Massimo Lenzi, Pierpaolo Maurizzi, Paola Nicoli Aldini, Paolo Olmi, Stefano Orioli, Roberto Parmeggiani, Maria Rosa Pollastri, Giuseppe Rossi, Aurelio Zarrelli. I fondamenti della sua scuola pianistica trovano certamente origine nella lezione caselliana. Il suo insegnare, fondato innanzitutto nell’essenza del “fare” musica, vedeva nell’esempio alla tastiera un cardine portante. Proprio quell’autorevolezza dettata dalla pratica strumentale è la base del ricordo che tutti i suoi allievi conservano: la cura per il diteggio, la pedalizzazione sempre puntuale, il legato raffinato, la sollecitazione all’ascolto, ricercato in particolare con la costante pratica in classe del repertorio per duo pianistico, pure questo evidente retaggio dell’esperienza romana. Il tutto senza fronzoli, diretto a una stringente essenzialità musicale. Alla base, quindi, solo la musica nel suo aspetto fondamentale, il trasferimento dell’emozione musicale dall’interprete all’ascoltatore. La considerazione del suo impegno verrà sancita dal conferimento della carica di Cavaliere del Lavoro insignita dal Presidente della Repubblica a cui seguirà, su richiesta del Ministro della Pubblica Istruzione Franca Falcucci, il titolo di Ufficiale del Lavoro. Martedì 16 settembre 2014, Lidia Proietti muore a Imbersago (Lecco).
Il 16 settembre del 2015 il Conservatorio “Martini”, allora diretto da Donatella Pieri, ha organizzato una serata in onore della “signorina” Proietti che, parola sua, era entrata in quell'istituto la prima volta nel 1931: Lidia Proietti. Una scuola pianistica, un’eredità musicale, da un’idea di Pierpaolo Maurizzi, ha raccolto gli allievi Stefano Bezziccheri, Fabio Bitelli, Paolo Dirani, Pierluigi Di Tella, Maria Angela Fattorini, Monica Fini, Mauro Landi, Pierpaolo Maurizzi, Stefano Orioli e Aurelio Zarrelli in un concerto per duo pianistico con musiche di Ravel, Brahms, Debussy, Casella e Čajkovskij. Intanto s'intitolava al suo nome l’aula n. 2 dell’Istituto: aula, bottega e laboratorio della sua formazione e successivamente della trasmissione del “mestiere del suonare bene”, il primo e indelebile obiettivo dell’altissimo magistero cui Lidia Proietti ha dedicato tutta la vita.
In custodia alla RAI
Il catalogo delle registrazioni radiofoniche segnala le esecuzioni che seguono (tra parentesi la data di registrazione). AA.VV., Negro Spirituals per voce e pf. (1952) - J. Andersen, Scherzino per flauto e pf. (1950) - J. S. Bach, Partita in do min. BWV 826 per pf. (1940), Partita in Sol magg. BWV 829 per pf. (1946), Toccata in Re magg. BWV 912 per pf. (1946), Sonata in Re magg. BWV 1014 per violino e pf. (1943), Sonata in La magg. BWV 1015 per violino e pf. (1942), Sonata in sol min. BWV 1020 per flauto e pf. (1950) - M. Balakirev, Islamey, fantasia orientale per pf. (1948) - G. Barbera, Notturno per pf. (1951) - L. van Beethoven, Rondino (?) per violino e pf. (1943), Sonata op. 12 n. 3 per violino e pf. (1942), Sonata op. 17 per corno e pf. (1951), Sonata op. 24 in Fa magg. per violino e pf. (1943), Sonata op. 53 per pf. (1947), Sonata op. 109 per pf. (1946) - B. Bettinelli, Divertimento per flauto, violoncello e pf. (1953) - A. Bizzelli, Due liriche per canto e pf. (1951) - J. Brahms, Sonata op. 5 per pf. (1946), Ballata op. 10 n. 1 per pf. (1942), Variazioni e Fuga sopra un Tema di Haendel op. 24 per pf. (1947), Quintetto op. 34 per pf. e quartetto d’archi (1951), Walzer op. 39 per pf. (1953), Capriccio op. 76 n. 2 per pf. (1946), Rapsodia op. 79 n. 1 per pf. (1942), Rapsodia op. 79 n. 2 per pf. (1946), Sonata op. 108 per violino e pf. (1943), 3 Intermezzi op. 117 per pf. (1946), Rapsodia op. 118 n. 3 per pf. (1946) - A. Casati, Rapsodia per pf. (1950) - A. Casella, Toccata per pf. (1940), 11 pezzi infantili per pf. (1943), Sonatina per pf. (1949), 2 Contrasti per pf. (1949), 2 Ricercari sul nome Bach per pf. (1954), Sonatina per pf. (1954) - F. Chopin, Studio op. 10 n. 12 per pf. (1953), Ballata n. 1 op. 23 per pf. (1946), Selezione di Preludi dall’op. 28 per pf. (1942), Improvviso op. 36 per pf. (1940), Ballata n. 4 op. 52 per pf. (1940) 3 Scozzesi op. 72 n. 3 per pf. (1953) - G. Contilli, Canti di Morte per voce, clarinetto, viola e pf. (1953) - M. Corti Colleoni, La lezione di canto per canto e pf. (1951) - E. De Bellis, Sonata in sol per violino e pf. (1950) - C. Debussy, Reflets dans l’eau per pf. (1946), Danse bohémienne per pf. (1951), La plus que Lent per pf. (1951), Sarabande per pf. (1951) - R. Del Corona, Burlesca per pf. (1942) - E. Dohnányi, Rapsodia per pf. (1953) - P. Donati, Piccola Partita per pf. (1951) - C. Franck, Quintetto in fa min. per pf. e quartetto d’archi (1951) - B. Godard, Allegretto per flauto e pf. (1950) - E. Granados, Allegro da concerto per pf. (1940), Danza Andalusa per pf. (1953) - P. Hindemith, Sonata op. 11 n. 1 per violino e pf. - F. Liszt, Consolations S. 172 per pf. (1953) - G. Martucci, Novelletta per pf. (1940), Tarantella op. 6 per pf. (1942) - F. Mendelssohn, Preludio e fuga in fa min. dall’op. 35 per pf. (1948) - G. Michelotti, Uomini e cose del Piemonte per pf. (1954), Aria di casa per pf. (1954) - D. Milhaud, Polka per pf. (1951) - W. A. Mozart, Sonata K 545 per violino e pf. (1942), Sonata K 304 per violino e pf. (1943) - M. Musorgskij, Quadri di una esposizione per pf. (1945) - R. Nielsen, Sonatina per brevis ad usum Petri per pf. (1954), Sonatina in signo magni Arnoldi per pf. (1955), Sonata per due pianoforti (1955) - C. Nordio, Umoresca per pf. (1940) - N. Paganini/Szymanowski, 3 Capricci op. 40 per violino e pf. (1943) - M. Panatero, Quartine per pf. (1951) - R. Pick Mangiagalli, 2 Studi da Concerto per pf. (1940) - I. Pizzetti, Sonata in La magg. per violino e pf. (1943) - F. Poulenc, Valse per pf. (1951) - S. Prokof’ev, Sonata op. 94a per violino e pf. (1952) - M. Ravel, Menuet per pf. (1951) - O. Respighi, Adagio con Variazioni per violoncello e pf. (1940) - E. Satie, Parade per pf. a 4 mani (1953) - D. Scarlatti, 3 Sonate Do magg./Re magg./Sol magg. per pf. (1942) - R. Schumann, Concerto in la min. op. 54 per pf. e orchestra (1943), Adagio e Allegro op. 70 per corno e pf. (1951) - E. Scarlino, Ninna Nanna e Scherzo per pf. (1940) - (?) Simonetti, Madrigale per pf. (1943) - K. Szymanowski, Mithes op. 30 per violino e pf. (1943), Sinfonia Concertante per pf. e orchestra (1949) - G. Tagliapietra, Studio n. 39 per pf. (1942), Il Presepio per pf. (1951), La fuga in Egitto per pf. (1951), Il miracolo di Cristo sul Lago di Genezareth per pf. (1951) - F. M. Veracini/M. Corti, Largo per violino e pf. (1943) - A. Veretti, Canzone per violino e pf. - A. Vivaldi, Concerto in la min. trascrizione per violino e pf. (1943), Sonata in La magg. per violino e pf. (1943) A. Vivaldi/A. Casella, Concerto in re min. versione per pf. (1954) - C. M. von Weber Largo per violino e pf. (1943) - D. Zipoli, Sarabanda e Giga per flauto e pianoforte (1950).
Si ringraziano Monica Fini, Daniela Giuliucci, Giovanni Pirani, Fausta Proietti, Marino Sala e Anna Valentini per i materiali forniti e la preziosa attenzione.
Pierpaolo Maurizzi
Proietti, dal 1979 al 1991
in Jadranka Bentini e Piero Mioli (a cura di)
Maestri di Musica al Martini. I musicisti del Novecento che hanno fatto la storia di Bologna e del suo Conservatorio
Bologna, Conservatorio «Giovan Battista Martini», 2021