Roberto De Simone

Roberto De Simone (Napoli, 25.VIII.1933 - ivi, 6.IV.2025) nasce in Via Pignasecca, ai piedi dei Quartieri Spagnoli all’incrocio tra Via Toledo e Piazza Montesanto.
Eredita subito una grande responsabilità e quasi un destino segnato, e cioè il nome del nonno, attore teatrale nella compagnia di Salvatore De Muto, l’ultimo grande Pulcinella, e anche attore cinematografico. La moglie cantava nelle operette durante gli anni Venti. Anche il padre Attilio apparteneva al mondo del teatro lavorando come attore e suggeritore nelle sceneggiate, la zia Olimpia, sorella del nonno paterno, «che ai tempi era stata una fervente bolscevica, poi attrice di un certo talento nella compagnia di Federico Stella. Un giorno abbandonò il teatro perché scoprì di avere qualità medianiche. Credo che la sua figura mi abbia influenzato […] Poi c’era stato il nonno materno. Aveva una bottega di litografie. Morì, su un covone di grano, mitragliato dai tedeschi. Nonna, una nobile decaduta e accesa filoborbonica, non se ne diede pace»; inoltre la zia Marietta era un soprano sulle scene del Teatro Bellini e lo zio era violoncellista al Teatro di San Carlo. Da questa sintetica presentazione familiare si traggono tutti quegli elementi chimici necessari per dar vita alla composita e poliedrica personalità desimoniana: teatro, musica, tradizioni, storia, arte figurativa, politica, spiritualità, spiritismo e, su tutto, Napoli.
Inizia lo studio del pianoforte all’età di sei anni grazie a un pianoforte presente in casa e ai primi insegnamenti della cugina Laura che aveva studiato in Conservatorio. Durante la guerra la famiglia (i genitori e sei figli: tre maschi e tre femmine) fu costretta a scappare dalla città per rifugiarsi prima ad Ariano Irpino e poi a Somma Vesuviana, dove trascorse gran parte della sua giovinezza interrompendo lo studio del pianoforte ma approfondendo la conoscenza delle forme musicali popolari campane. Rientrato con i genitori a Napoli si iscrisse al Conservatorio di San Pietro a Majella nel 1945 studiandovi per dodici anni pianoforte con Tita Parisi e composizione con Renato Parodi.
Conseguì inoltre da privatista gli esami inizialmente presso il liceo classico Vittorio Emanuele II e poi presso il liceo Antonio Genovesi.
A soli quindici anni eseguì il Concerto per pianoforte e orchestra KV 466 di Mozart, per il quale scrisse egli stesso le cadenze. Successivamente, sempre come allievo, eseguì il Concerto in do minore n. 3 per pianoforte e orchestra di Beethoven e fu prescelto come uno degli allievi più meritevoli dei Conservatori italiani per partecipare al Premio nazionale intitolato a Giuseppe Martucci, dove si classifica tra i primi premiati.
La sua giovanile esecuzione mozartiana gli valse la prima recensione firmata da un musicista della statura di Achille Longo. Ottenuto il diploma con lode in pianoforte nel 1955 e in composizione intraprende la carriera di musicista che appare subito irta di difficoltà, acuita dalla scomparsa del padre nel 1946. È così che percorre ogni strada che la professione gli può offrire: accompagnatore pianistico, arrangiatore, copista di musica e anche pianista jazz.
Iscrittosi alla Facoltà di Lettere presso l’Università Federico II decise di abbandonare il concertismo per dedicarsi completamente all’attività di compositore, proseguendo l’approfondimento delle tradizioni popolari campane.
Fin dai primi anni Sessanta lavora anche alle colonne sonore per gli spettacoli televisivi e teatrali quali Edipo re di Sofocle, La lunga notte di Medea di Corrado Alvaro con la regia di Maurizio Scaparro, Io Raffaele Viviani di Achille Millo, Storie della camorra sceneggiato televisivo di Rai 1 del 1978.
Nei primi anni Sessanta iniziò la collaborazione con l’Autunno Musicale Napoletano in qualità di maestro sostituto e clavicembalista dell’Orchestra «Alessandro Scarlatti» della Rai.
Nel 1967 l’incontro con i giovani Giovanni Mauriello, Eugenio Bennato e Carlo d’Angiò interessati a una nuova proposta della musica popolare determina la nascita della Nuova Compagnia di Canto Popolare (NCCP), della quale De Simone diviene l’animatore, il ricercatore e l’elaboratore dei materiali musicali. Al gruppo fondatore si aggiungeranno Patrizia Schettino, Peppe Barra, Patrizio Trampetti; Fausta Vetere sostituirà in seguito la Schettino.
L’esperienza che Roberto De Simone vive dal 1967 al 1978 con la Nuova Compagnia di Canto Popolare ha una duplice importanza: da un lato vi si ritrovano racchiusi alcuni degli elementi fondamentali del suo modo di fare teatro, dall’altro si può individuare un nuovo modo di concepire e proporre la musica popolare. Egli si pone come primo obiettivo il recupero e la riproposta del patrimonio culturale, teatrale e musicale della tradizione popolare campana sia orale che scritta. Il repertorio popolare viene riproposto su sistemi colti come per esempio la scrittura settecentesca e l’elaborazione metrica. Un lavoro di questo genere comporta una vera e propria ricerca sul campo; De Simone e gli elementi del gruppo vanno, infatti, a indagare durante le feste popolari, a raccogliere interviste nei paesini dell’entroterra campano, a cercare tracce laddove spesso sono andate già perse.
Contemporaneamente la ricerca è rivolta anche alla tradizione colta, e dunque materiale di biblioteca e saggi su forme passate come villanelle, laudi e strambotti, necessari per il recupero e la riproposizione delle musiche tradizionali di Napoli e della Campania. Dopo un periodo di intensa attività concertistica, e di grandi successi, l’impiego delle forme musicali passate stimola il carattere teatrale delle esibizioni della Nuova Compagnia, così da presentare nel 1974 al teatro San Ferdinando di Napoli una rilettura della Cantata dei Pastori di Andrea Perrucci. Nel 1976 vengono messi in scena gli inediti spettacoli musicali Masaniello e La gatta Cenerentola, probabilmente il capolavoro di De Simone che determinerà il vero trionfo internazionale, ma al tempo stesso anche la rottura dei rapporti con alcuni componenti e finalmente con la NCCP.
Dopo l’esperienza con la NCCP, Roberto De Simone prosegue la sua opera di rinnovamento attraverso una più stretta collaborazione con il gruppo di artisti Media Aetas, nel quale ritrova Virgilio Villani (1949-2003), già splendido protagonista de La gatta Cenerentola e di Masaniello. Con il gruppo Media Aetas intraprende una ricerca non più popolare ma storica sul folclore e la musica popolare campana.
Oltre ai capolavori La gatta Cenerentola (1976, 1985, 1989, 1998) diretta da Domenico Virgili e L’Opera Buffa del Giovedì Santo (1980, ripresa nel 1999) tra la fine degli anni Settanta e i Novanta dà vita al riadattamento di opere quali Masaniello (1975), Mistero Napolitano (1977), La Festa di Piedigrotta (1978), Li Zite ‘ngalera (1978), Eden Teatro di Raffaele Viviani (1981), La Lucilla Costante di Silvano Fiorillo (1982), Il Bazzariota, ovvero la dama del bell’umore di Domenico Macchia (1983), Le Religiose alla moda di Gioacchino Dandolo (1984), Cantata per Masaniello (1988), Le Tarantelle del Rimorso (1992), Le 99 disgrazie di Pulcinella (1994), Le cantatrici villane di Valentino Fioravanti (1998), L’impresario in angustie (2001).
Come compositore De Simone scrive, tra le altre, l’album Io Narciso Io (1985), il Requiem in memoria di Pier Paolo Pasolini (1985), l’oratorio Lauda Intorno allo Stabat (1985), I Carmina Vivianea (1987), La Festa Teatrale composta per il 250º anniversario del Teatro di San Carlo (1987), il melodramma Mistero e processo di Giovanna d’Arco (1989), la cantata drammatica Populorum Progressio (1994), le musiche corali per l’Agamennone di Eschilo (1995), Il Canto de li Cunti (1990), Eleonora, opera composta per il bicentenario della rivoluzione napoletana (1999), Il Re Bello opera (2004).
Nel 1975 compone le musiche per Uomo e galantuomo per la regia di Eduardo De Filippo, nel 1976 quelle per il film Quant’è bello lu murire acciso di Ennio Lorenzini, nel 1978 quelle per La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia diretto da Lina Wertmüller, nel 1980 quelle per le quattro puntate Rai e poi per il film Fontamara diretto da Carlo Lizzani.
Insegnante di Storia del teatro all’Accademia di Belle Arti di Napoli dal 1972 al 1976 ha curato anche la regia di decine di opere liriche per i maggiori teatri del mondo. Gli assi portanti del suo repertorio in questo settore sono costituiti dagli allestimenti delle opere di Mozart (Don Giovanni, Così fan tutte, inoltre Idomeneo e Il flauto magico che hanno inaugurato la stagione lirica della Scala nel 1990 e nel 1995), di Giuseppe Verdi (Macbeth, Falstaff e il Nabucco che ha aperto la stagione scaligera del 1986), opere di Gioachino Rossini (da ricordare La Cenerentola, L’italiana in Algeri, la prima ripresa scenica assoluta dell’Ermione, a Pesaro, nel 1987) e infine quelle di Pergolesi (La serva padrona). Negli ultimi anni è impegnato con gli spettacoli Cholera (2003), Il Re Bello (Teatro Politeama di Prato e Teatro della Pergola di Firenze nel 2004), Là ci darem la mano (2007) travestimento mozartiano in due tempi dedicato al centenario di Mozart, utilizzando in scena per tutto il secondo atto un teatrino di burattini (curato da Stefano Giunchi e Luca Ronga).
Gli studi e le ricerche compiute da De Simone sulle tradizioni campane confluiscono in una ricchissima bibliografia e antologie di dischi. Fra le sue pubblicazioni sono da ricordare i volumi Chi è devoto (1974), Carnevale si chiamava Vincenzo (in collaborazione con l’antropologa Annabella Rossi; 1977), Canti e tradizioni popolari in Campania edito dalla Lato-Side con una sua intervista concessa a Luigi Granetto e Giuseppe Vettori (1979), Il segno di Virgilio (1982), La tarantella napoletana ne le due anime del Guarracino (1991), Fiabe Campane (1994), Il Presepe popolare napoletano (1998), La cantata dei Pastori (2000).
Collabora anche alle musiche dell’album Non farti cadere le braccia di Edoardo Bennato. Negli anni Settanta De Simone insegna Storia del teatro all’Accademia di Belle Arti di Napoli.
Per sette anni – dal 1981 al 1987 – è stato direttore artistico del Teatro S. Carlo dove ha realizzato numerose regie d'opera.
Nel 2010 partecipa alle prove del canto dei “Battenti” a Minori in Costiera Amalfitana. De Simone ha curato la composizione strutturale cameristica per lo spettacolo Memento/Momento andato in scena al Teatro San Carlo nel 2013 per celebrare i dieci anni dalla scomparsa del cantautore, chitarrista e compositore Sergio Bruni.
Nel 2013 assume la direzione artistica per l’edizione del 2014 della Festa dei Gigli di Nola divenuta Patrimonio orale e immateriale dell’umanità.
Nel 1995 è stato nominato per chiara fama direttore del Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli, carica dalla quale si è dimesso nel 2000.
Ha ricevuto l’onorificenza di Chevalier dell’Ordre des Arts et des Lettres dal Presidente della Repubblica francese.
È stato insignito dell’onorificenza di Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana «Su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri» il 27 dicembre 1985.
Nel 1990 ha ricevuto dalla Fondazione Premio Napoli il Premio «Napoletani illustri» che viene assegnato a un’altissima personalità che per i suoi meriti letterari, artistici, scientifici e culturali, ha altamente onorato il nome di Napoli nel mondo.
Nel 1998 è stato nominato Accademico dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ed è stato insignito dell’onorificenza di Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Nel 2003 è stato insignito del premio Roberto I Sanseverino, organizzato dal comune di Mercato San Severino e dall’associazione La Magnifica Gente d’o Sud.
Gesualdo, la città del “principe dei musici”, gli ha attribuito la cittadinanza onoraria nel 2006.
Nel 2007 riceve il riconoscimento «Gli Olimpici del Teatro ETI» per Là ci darem la mano dedicato al centenario di Mozart (migliore spettacolo musicale originale).
Nel 2008 riceve a Giugliano il Premio “I luoghi del Basile. Giugliano Città della Fiaba”.
La Fondazione Mediterraneo ha assegnato a Roberto De Simone il Premio Mediterraneo d´Arte e Creatività 2010.
Nel 2011 è stato insignito del Premio Internazionale Ethnoi per i diritti dei popoli durante la quinta edizione di "Ethnoi - Festival delle minoranze culturali ed etnolinguistiche" a San Marco dei Cavoti (Benevento) organizzato dall'Istituto Ceic Centro Etnografico Campano, con gli apporti della Fondazione Iacocca, il patrocinio del Presidente della Repubblica e del Ministero per i Beni e le attività culturali.
Nel 2013 nel Teatro di corte del Palazzo reale di Napoli sono stati assegnati a Roberto De Simone il Premio internazionale “Salvatore Di Giacomo” 2013 e il Premio internazionale “Lermontov” 2013.
Nel 2015 gli è stato attribuito il premio “Napoli per l’eccellenza 2015 - Civicrazia”, il Premio “PulciNellaMente alla Carriera” di Sant’Arpino nonché il Premio Nonino Risit d'Aur consegnatogli da Claudio Magris.
Il 12 maggio 2017 nella sala Scarlatti del Conservatorio di Napoli, De Simone ha ricevuto il Premio San Pietro a Majella (terza edizione). De Simone ha tenuto per l’occasione una Lectio Magistralis intorno alla figura di Giovanni Paisiello, concludendo ufficialmente le celebrazioni dedicate al compositore napoletano.
È stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana «Di iniziativa del Presidente della Repubblica» il 20 maggio 2019.
Claudio Paradiso