MONTEMEZZI ITALO. - Nato a Vigasio (Verona) nel 1875, studiò al Conservatorio di Milano col Saladino e col Ferroni, dedicandosi sopratutto alla composizione teatrale. Infatti le opere Giovanni Gallurese (Torino, 1905), Hellera (Torino, 1909), L'amore dei tre Re (Scala, 1913), La Nave (Scala, 1918), La Notte di Zoraima (Scala, 1931) hanno dato al Montemezzi meritata notorietà. Nel campo sinfonico egli si è cimentato col solo poema orchestrale Paolo e Virginia, eseguito la prima volta all'Augusteo nel 1930, diretto da B. Molinari.
Questa composizione segue con fedeltà le vicende del famoso romanzo francese, pur riuscendo a non essere frammentaria, perchè sostenuta da un ampio senso melodico, il cui stile e il cui clima sentimentale rientrano nell'orbita di espressione già nota attraverso la musica teatrale del Montemezzi, e si adornano di una chiara e scorrevole polifonia strumentale.

Giulio Cesare Paribeni
Sinfonisti italiani d'oggi. Guida per i radio-amatori dei concerti
Musica sinfonica, da camera e varia n. 6-8
Milano, ERTA - Edizioni Radio Teatrali Artistiche, 1932.

MONTEMEZZI ITALO - Celebrato compositore, nato a Vigasio (Verona) nel 1875, ivi morto il 15 maggio 1952. Nello studio della musica non fu certo incoraggiato dal padre, che l'avrebbe voluto al Politecnico piuttosto che al Conservatorio. A Verona ebbe a suoi primi maestri Lonardi e Tanara. Respinto due volte dal Conservatorio di Milano, vi entrò nell'autunno 1896 con una preparazione tale da essere ammesso al secondo triennio, anziché al primo. Con il M° Saladino intraprese le lezioni di Contrappunto e Fuga e, dopo un solo anno, ottenne l'ammissione al terzo triennio, emergendo sopra gli altri allievi nello studio di «alta composizione». Al saggio finale del 1900 presentò una Cantata per soprano, mezzosoprano, coro e orchestra che venne diretta da Arturo Toscanini. Diplomato a pieni voti, accettò di insegnare Armonia nello stesso Conservatorio. Esordì nel campo della composizione teatrale con l'opera in 3 atti Giovanni Gallurese, su libretto di Francesco D'Angelantonio, tenuta a battesimo da Tullio Serafin (Torino, Teatro Vitt. Em., gennaio 1905). Successo strepitoso, che si rinnovò al nostro Filarmonico nella stagione per la Fiera di Marzo 1906, con otto «esauriti» e acclamazioni a non finire al tenore Carlo Albani, al mezzosoprano Pasini Vitale, ai baritoni Pignataro e Marcolini (Veronese), al basso Dolci, pure veronese e al M° Giuseppe Sturani. Mentre il Gallurese faceva il giro dei teatri italiani ed esteri (per giungere al Metropolitan di Nuova York nel 1924), Montemezzi metteva in scena nel 1909, al Teatro Regio di Torino, la sua seconda opera Héllera, diretta ancora da Serafin e con un giudizio del pubblico abbastanza favorevole. Due anni dopo, fece eseguire a Crema una sua Cantata per coro e orchestra, scritta per le onoranze ad Amilcare Ponchielli nel 25° anniversario della sua morte, e nel 1913 varò alla Scala L'Amore dei tre re, su libretto di Sem Benelli. Subito dopo il trionfo scaligero, questo autentico capolavoro, che conquisterà più l'America che l'Italia, venne rappresentato al nostro Filarmonico (carnevale 1913-14), con artisti di chiara fama, per poi percorrere le scene dei maggiori teatri d'Europa. In breve giunse al Metropolitan di Nuova York, diretto da Toscanini. Sul cartellone di quel teatro rimase per oltre dieci anni, mentre il M° Pino Donati lo portava al successo dei pubblici del Comunale di Bologna e del Teatro dell'Opera di Lisbona. La sera del 2 novembre 1918, al Teatro alla Scala, Montemezzi fece rappresentare la sua quarta opera: La nave, in un prologo e tre episodi di Gabriele D'Annunzio, ridotta per musica da Tito Ricordi. Una serata indimenticabile. «Per strana, felice coincidenza, prima dell'inizio del secondo atto Tito Ricordi saliva sul palcoscenico e comunicava al pubblico la notizia telegrafica che le truppe italiane erano entrate in Trieste e in Trento.» Anche quest'opera viene acclamata al Filarmonico per la Fiera di marzo 1923, diretta da Pasquale La Rotella e con un «cast» artistico dei più desiderabili: sopr. Maria Carena, ten. Ulisse Lappas e il baritono Apollo Granforte. Il 31 gennaio 1930, sempre alla Scala, viene rappresentata in prima assoluta La notte di Zoraima, dramma in un atto di Mario Ghisalberti «il quale cercò di condensare nell'ambito di poche scene un quadro di vaste proporzioni: il conflitto tra due razze, il fermento dell'antico popolo Peruviano sottoposto al dominio Spagnolo, una drammatica vicenda d'amore e di morte.» Sul podio, l'autore stesso. Nel corso dell'ultima guerra, Montemezzi compose il poema sinfonico, d'ispirazione patriottica: Italia mia! Nulla fermerà il tuo canto, che venne diretto da Leopoldo Stokowski in America, a l'Hollywood Bowl, alla presenza di 20.000 spettatori. Alla nostra Arena, nel 1952, è rappresentata in prima mondiale, la sua ultima opera in un atto: Incantesimo, alla quale egli, in quei giorni a Verona, non potè assistere perché stroncato da un male inesorabile. (Cfr. Luigi Tretti e Giuseppe Silvestri: Omaggio a Italo Montemezzi. Linotipia Veronese Ghidini e Fiorini - Verona, 1952 e A. Gajoni-Berti: Cronistoria del Filarmonico - Ed. Bettinelli - Verona, 1963).

Alberto Gajoni Berti
Dizionario dei musicisti e cantanti veronesi (1400-1966)
Verona, Tipo-lito Cortella, 1966