Ottorino Respighi

Ottorino Respighi.
Nato a Bologna il 9 luglio 1879, trasse ataviche attitudini alla musica dalla propria famiglia. Il nonno, Tommaso, fu infatti maestro di cappella a Borgo San Donnino, e pianista fu il padre, dal quale il fanciullo Ottorino, apprese i primi elementi della musica e del pianoforte. Giovanissimo, entrò nel Liceo Rossini della sua città natale, dove studiò il violino col Sarti, la composizione con Giuseppe Martucci, diplomandosi nei rispettivi corsi nel 1899 e nel 1901.
Iniziò la sua carriera come semplice violinista in orchestra. Ma del suo posto di esecutore fece, mercè un acuto spirito di osservazione, una scuola pratica, sviluppando in sè quel gusto per il colorito fonico, che è rimasto come una delle caratteristiche della sua arte e il pregio indiscutibile del suo magistero.
Desideroso di più alti voli, dopo la partenza del Martucci da Bologna, Respighi lasciò il suo leggio di violinista e si recò all'estero per avere un campo di studi più vasto. E qui è bene non equivocare, come molti hanno fatto. Se si consultano articoli biografici scritti su Respighi, si legge che egli andò a perfezionarsi sotto la guida di Rimsky Korsakoff a Pietroburgo e di Max Bruch a Berlino, quasi che la scuola di Giuseppe Martucci andasse riveduta e corretta. Ma ecco quanto disse il Maestro a me stesso, che lo interrogai in proposito. Riporto le sue parole, quali le trascrissi su L'Ambrosiano nel 1923: «In Russia mi recai nel 1901, scritturato nell'orchestra del Teatro Imperiale di Pietroburgo. Ebbi allora occasione di mostrare qualche lavoro a Rimsky Korsakoff e ricevetti consigli da lui sull'arte dell'orchestrare, sopratutto per quanto riguarda la dosatura dei suoni, non per la poesia dei loro impasti; perchè era opinione dell'insigne musicista russo che questa non si possa insegnare.
Alla Germania debbo poi ancora meno in fatto di studi tecnici. Frequentai poche volte le lezioni di Max Bruch, ma ne trovai così arido e poco conclusivo il metodo, che disertai quasi subito la sua scuola. Ciò che invece costituiva allora un grande vantaggio per un artista italiano, erano la ricchezza e la varietà della vita musicale nelle città tedesche: Orchestre sinfoniche, società corali, concerti di musica da camera distribuivano quotidianamente un pane dei più generosi e dei più scelti. Ecco in sostanza a che cosa si ridussero i miei studi di perfezionamento all'estero».
Dopo aver fatto parte, come violinista, del Quintetto Mugellini, aver dato concerti in Italia e all'estero, e dopo essersi fatto conoscere come compositore con un'opera teatrale, Semirama (Bologna, T. Comunale, 1910) e con diverse liriche per canto, Respighi fu nominato nel 1913 professore di composizione al Liceo musicale di S. Cecilia in Roma.
È da questo momento che data la sua più rigogliosa produzione di musica sinfonica, da camera e teatrale.
Uno dopo l'altro si succedono senza interruzione i suoi poemi sinfonici, dalle «Fontane di Roma» (1916), divenute ormai popolari, alle Variazioni Metamorphoseon, ch'è la più recente composizione orchestrale di Respighi; le sue opere teatrali, come Maria Vittoria (ancora ineseguita), Belphagor e La Campana sommersa; le sue azioni mimiche, quali La Bella addormentata nel Bosco, La Bottega fantastica (su motivi di Rossini), Scherzo Veneziano il ballo Belkis, testè rappresentato alla Scala; l'abbondante musica da camera, tra cui si segnalano i due Quartetti, la Sonata in si minore per Violino e Pianoforte, e le numerose liriche per canto e orchestra, canto e pianoforte; infine la Lauda per la Natività del Signore, per soli, cori e pochi strumenti.
Ecco un'attività imponente di compositore, a cui va aggiunta quella di trascrittore di musiche antiche, di direttore del R. Conservatorio di S. Cecilia in Roma (dal 1923 al 1925), di concertista e direttore d'orchestra, che pone Ottorino Respighi in prima linea tra i musicisti europei.
Sebbene egli come compositore abbia coltivato quasi tutti i generi musicali esistenti (eccettuato forse il solo genere corale senz'accompagnamento), nella grande varietà delle forme il musicista bolognese ha tuttavia trovato una comune piattaforma per l'esplicazione delle qualità più segnalate ch'egli possiede. Queste si riassumono nella musicalità pura, cioè nella facoltà di trasformare un sentimento generale e vago in immagini sonore concrete e di per sè stanti. Stato di grazia prettamente musicale, a cui basta chiedere appena l'appiglio ad un soggetto - per lo più plastico — per generare visioni che possono vivere di vita indipendente dallo stesso soggetto inspiratore, per sola virtù delle successioni foniche e del ritmo che le anima e dà loro una fisionomia plastica. Così sono nati «Fontane di Roma», «Ballata delle Gnomidi», «Pini di Roma», «Vetrate di Chiesa», ecc. Nei più recenti anni, il Respighi ha mostrato una particolare predilezione per le antiche tonalità, nella cui atmosfera arcaicamente suggestiva egli ha composto il Concerto gregoriano per Violino e Orchestra, il Concerto per Pianoforte in tono missolidio e il Quartetto dorico. Osservando non superficialmente queste composizioni, si scorge in quale errore cadrebbe chi volesse interpretarle come derivazioni di una nuova tendenza mistica del loro autore. Non si tratta invece che di una predilezione estetica per quella singolarissima e misteriosa musicalità, piena di vaghezza e di quiete spirituale, che emana dal sistema tonale antico. E anche in ciò il Respighi si dimostra un adoratore del puro miraggio sonoro.
Caso mai non qui, ma in alcuni episodi del Trittico Botticelliano, delle Vetrate di Chiesa, del terzo atto del Belphagor e nella Lauda per la Natività del Signore possiamo vedere una manifesta compiacenza mistica del loro autore. Nel 1923 il Respighi fu nominato direttore del R. Conservatorio di Santa Cecilia in Roma, posto a cui rinunciò qualche anno dopo per attendere più liberamente alla composizione e ai concerti.
Nel 1932 fu nominato membro dell'Accademia d'Italia.
FONTANE DI ROMA, Poema Sinfonico. Prima esecuzione: Roma, Augusteo, Marzo 1916. Direttore B. Molinari.
È diviso in quattro parti.
Tenui sonorità del quartetto d'archi, su cui spicca un tema dolce circolante fra i legni, rievocano nella prima parte l'immagine di un'alba rosata presso la Fontana di Valle Giulia.
Un improvviso e insistente squillare di corni, su trilli acutissimi di violini, ottavino, carillon e pianoforte, inizia la seconda parte: la Fontana del Tritone al mattino. È un richiamo giocondo, al quale la fantasia vede accorrere a frotte naiadi e tritoni, che s'inseguono e, fra gli spruzzi dell'acqua, intessono una danza vivace.
La Fontana di Trevi al meriggio è il soggetto del terzo episodio. Un tema maestoso passa dai fagotti ed oboi ai corni e poi agli altri ottoni su disegni ondulati degli archi. È come un corteo di deità marine aggruppato intorno al carro di Nettuno, che assume, nella possente sonorità dell'orchestra, l'aspetto di una scena trionfale.
La mesta serenità del tramonto in uno dei luoghi più poetici di Roma, presso la Fontana di Villa Medici: ecco l'argomento all'inspirazione della quarta parte. Un tema nostalgico del corno inglese e flauto all'unissono si svolge sopra un sommesso bisbiglio di arpe, celeste e carillon. Uccellini che cinguettano prima del riposo notturno, foglie che stormiscono, qualche lontano rintocco di campane. Poi tutto si acqueta dolcemente nel silenzio della sera.
ANTICHE DANZE ED ARIE PER LIUTO: 1 Suite. Prima esecuzione: Roma, Augusteo, Marzo 1917. Direttore B. Molinari. la Suite. Prima esecuzione: Roma, Augusteo, Febbraio 1924. Direttore B. Molinari.
Si tratta di un vero e proprio rifacimento di composizioni per liuto dei secoli XVI e XVII, che il Respighi ha compiuto, proporzionando, con esemplare buon gusto, le necessità di effetto e di colore dell'orchestra moderna alle caratteristiche dello stile di quegli antichi componimenti.
I pezzi si succedono come segue:
Nella 1 Suite: Balletto detto il Conte Orlando di Simone Molinaro, Gagliarda di Vincenzo Galilei, Villanella di Ignoto, Pass'e mezzo e Mascherada di Ignoto. Nella 2 Suite: Laura soave di Fabrizio Carosio, Danza rustica di Giov. Batt. Besardo, Campanae parisienses di Ignoto, Aria di Mersenne Marin, Bergamasca di B. Giacconcelli.
BALLATA DELLE GNOMIDI, Poema sinfonico. Prima esecuzione: Roma, Augusteo, Aprile 1920. Direttore B. Molinari.
Il soggetto della Ballata è di Carlo Clausetti e si svolge in una visione grottesco romantica. Dopo una folle notte d'amore, a cui due donne hanno costretto un miserabile gnomo, esse ne trascinano all'alba la spoglia sino ad un'alta rupe a picco sul mare e ve la precipitano, tra l'insistenza di una macabra preghiera ripetuta dall'intera turba degli altri gnomi. Indi, al rezzo della mattina, esse danzano sul poggio, circondate dalla folla degli omuncoli, che gridano e ghignano in una furia da tregenda.
PINI DI ROMA Poema Sinfonico. Prima esecuzione: Roma, Augusteo, Dicembre 1924. Direttore B. Molinari.
È diviso in quattro parti assai varie di carattere e di realizzazione musicale. Tra i pini di Villa Borghese s'immaginano allegri e spensierati giuochi di bambini; balli e giro tondo, marcie di soldatini e battaglie infantili, stridi e fughe improvvise. Ma d'improvviso la scena muta e l'uditore è trasportato presso i pini che ombreggiano l'ingresso di una catacomba. Dai profondi cunicoli sale un canto primordiale, che si espande, diffonde la solennità dell'antico sentimento cristiano e misteriosamente dilegua.
Tra i pini del Gianicolo passa sulla sera il fremito dell'aria serena. In mezzo allo spettacolo d'incomparabile poesia s'ode il canto d'un usignuolo. L'ultima parte della composizione è dedicata ai pini della Via Appia. La vasta campagna, che vide la gloria di Roma antica e vigila quella dell'Italia risorta, è teatro di un'eroica visione. Indistinto dapprima, e poi sempre più netto e maschio, s'ode il ritmo d'un passo guerriero. È un esercito consolare che attraversa, al fulgore del nuovo sole, l'antica strada, per ascendere al trionfo del Campidoglio. Le possenti sonorità dell'orchestra, sull'incessante ritmo di marcia dei bassi, dei timpani e del pianoforte, concludono un quadro musicale di rara grandiosità.
VETRATE DI CHIESA, Impressioni Sinfoniche. Prima esecuzione: Boston, Marzo 1927. Direttore: S. Kussewitzky.
L'autore ha illustrato musicalmente le mistiche figurazioni delle vetrate di una cattedrale, ritraendo nella prima parte la tenerezza ansiosa della Sacra Famiglia durante la Fuga in Egitto; nella seconda l'epica lotta che si svolse nel cielo tra S. Michele Arcangelo a capo dell'esercito celeste e Satana assecondato dagli angeli ribelli; la soavità francescana del Mattutino di Santa Chiara, nella terza; e infine la solennità dell'incoronazione di San Gregorio Magno nell'ultima parte. Sul fasto ieratico della visione echeggia l'antico canto liturgico dell'Alleluja.
GLI UCCELLI, Suite per piccola orchestra. Prima esecuzione: San Paulo del Brasile, Giugno 1927. Direttore O. Respighi.
Questa Suite è formata con cinque brani appartenenti ad antichi clavicembalisti; congiunti ed orchestrati con somma perizia dal Respighi. Il primo pezzo è un gagliardo Preludio di B. Pasquini, tra le cui riprese l'autore del rifacimento ha intercalato brevi preannunzi tematici degli episodi seguenti.
Il secondo, «La Colomba» di Jacques de Gallot è imperniato su una soave melodia dell'oboe, in cui lievi pigolamenti dei violini e un gorgoglio di flauti e clarinetti realizzano la parte descrittiva.
La Gallina di F. Rameau forma il terzo quadretto. Vivace, irrequieto, saltellante, ritrae col ritmo la natura della preziosa bestiuola domestica, mentre un breve disegno ascendente imita il suo garrulo canto. Al quarto numero è la volta dell'Usignuolo di un Anonimo autore inglese del '600. Gli archi, con un tranquillo movimento, descrivono la serena vita del bosco, mentre i legni, ravvivati da sobrii tocchi di celeste, rievocano i gorgheggi dell’uccello canoro.
Col Cuccù di B. Pasquini termina la Suite, che ha per conclusione una ripresa del Preludio.
TRITTICO BOTTICELLIANO per piccola orchestra. Prima esecuzione: Vienna, Settembre 1927.
Si compone di tre episodi sinfonici, perfettamente intonati al sentimento e allo stile del grande pittore fiorentino.
Il fresco risveglio della natura pervade il primo, La Primavera; intonato ad un mite carattere pastorale è il secondo «L'Adorazione dei Magi»; nell'ultimo, «La Nascita di Venere» su un tremito di onde spumeggianti s'aderge un tema largo e pomposo, raffigurante la bellezza della Dea, in un crescendo di luminosa sonorità.
IMPRESSIONI BRASILIANE. Prima esecuzione: Rio de Janeiro, Giugno 1928. Direttore: O. Respighi.
Sono tre pezzi descrittivi: Notte tropicale, Butantan, Canzone e Danza. Nel primo la molle ondulazione del ritmo di tango si unisce a languori cromatici, quasi a ritrarre gli effluvi inebrianti della natura sotto i tropici. Il secondo reca il nome di un famoso giardino presso San Paulo, dove si raccolgono innumerevoli serpenti velenosi; groviglio di morte in un paradiso terrestre. Il terzo episodio rievoca temi di canzoni popolari animati da ritmi di danze paesane.
TOCCATA per Pianoforte e Orchestra. Prima esecuzione: New York, Novembre 1929. Direttore: V. Mengelberg.
Per ravvivare con le risorse della modernità quest'antica forma strumentale, sembra che il Respighi si sia rivolto col pensiero non tanto al tipo della Toccata di Bach, quanto a quella fastosa del Seicento italiano, di Frescobaldi e di Michelangelo Rossi. L'inizio sul «Grave» con robusti incisi ritmici, le alternative di brevi recitativi e di piccoli svolgimenti, la chiusa in un esteso Allegro, la ritmica varia, congiunta alla semplicità maschia dell'armonia, sono altrettanti segni che manifestano la sopradetta parentela.
La parte del pianoforte offre numerose risorse per il concertista, mentre l'orchestra, con la scelta dei timbri e il modo degli impasti, vagheggia le sonorità austere dell'organo.
FESTE ROMANE, Poema Sinfonico. Prima esecuzione: New York, Marzo 1929. Direttore: A. Toscanini.
Lo spirito festaiolo, con cui si è in ogni tempo manifestato il carattere romano, ha la sua pittura musicale in ciascuna delle quattro parti di questo poema, a cui l'autore ha aggiunto patetici elementi di contrasto (atti a dare rilievo al tumultuoso sfondo descrittivo. Roma antica, con i sanguinosi giuochi del Circo Massimo è ritratta nel primo episodio, dove, alla letizia feroce della plebe osannante, si oppone il canto religioso dei martiri cristiani. Si passa poi alle teste medioevali del Giubileo pontificale: canti di pellegrini, inni di gloria, echi di campane a festa.
Nelle ultime due parti Roma moderna appare: prima nelle tradizionali Ottobrate, con squilli di caccia, tintinnii di sonagliere, lieti canti d'amore e, nel vespero dolce, una romantica serenata; poi nello strombettio della Notte della Befana in Piazza Navona, con tutti gli elementi tumultuosi di uno spettacolo da fiera. S'ode da ultimo, commisto al clamore frenetico della folla, il fiero stornello popolare: «Lassatece passà, semo Romani!».
PASSACAGLIA IN DO MINORE di G. S. Bach. Prima esecuzione: New York, Aprile 1930. Direttore: A. Toscanini.
Non è tanto una trascrizione, quanto una interpretazione orchestrale dalla famosa Passacaglia per organo; un adattamento cioè, che pur rispettando integralmente ogni particolare inventivo, armonico e contrappuntistico della composizione bachiana, traduce nella realtà dell'orchestra moderna tutte le possibilità dinamiche ed espressive in essa contenute. I vari aggruppamenti entrano a poco a poco a colorire gli svariatissimi disegni, con cui la fantasia prodigiosa di Bach ha intessuto il periodo del basso ostinato, fino all'ultima ripresa acutissima delle trombe, che, con un gioioso alleluia, sembrano disegnare nel cielo i più eccelsi pinnacoli d'una cattedrale gotica. METAMORPHOSEON, Tema e Variazioni. Prima esecuzione: Boston, Ottobre 1930. Direttore: S. Kussewitzky.
Questa composizione, che fu scritta per incarico della Orchestra sinfonica di Boston e ad essa dedicata nel cinquantenario della sua fondazione, presenta il tema in ottava tra violini, viole e celli, sostenuto soltanto da un basso di fagotti, controffagotto e contrabassi. Un secondo inciso, vibrato, è affidato alle voci gravi dell'orchestra e sale verso l'acuto con ampi intervalli. Le variazioni, che l'A. chiama modi, sono dodici e presentano le più impensate gemmazioni ritmiche del tema nella strumentazione lussureggiante propria del Respighi. Talvolta è usato in funzioni tematiche il basso che lo accompagna all'inizio. La 7a variazione consta quasi unicamente di cadenze virtuosistiche, affidate ora all'uno ora all'altro strumento solista; nell'ultima il tema appare sincopato a corni e tromboni, ed è intrecciato con un nuovo vivace disegno, che si snoda ad imitazioni tra le parti acute dell'orchestra.
LAUDA PER LA NATIVITA' DEL SIGNORE per Soprano, Mezzo Soprano, Tenore, Coro e Orchestra. Prima esecuzione: Siena, Novembre 1930. Direttore: O. Respighi.
Non è questa una composizione puramente sinfonica, ma, come affine all'oratorio, pur sempre da concerto. Scritta sul testo d'una antica Lauda attribuita a Jacopone da Todi, essa alterna brevi episodi strumentali a parti cantate dal coro misto, ora solo, ora sostenuto da una limitata orchestra a fiati. La voce di un Pastore, quella di Maria, quella dell'Angelo, s'odono talvolta in unione al coro, tal'altra insieme con gli strumenti. Da ultimo un Allegro giubilante, a guisa di un Gloria o d'un Alleluja, chiude la composizione. Il carattere della musica, unitamente al colorito speciale dell'orchestra (composta di due flauti, ottavino, oboe, corno inglese, due fagotti, triangolo e pianoforte a 4 mani) traduce con appropriato stile il sentimento pastorale e mistico della semplice ed antica poesia.
L'opera sinfonica di Ottorino Respighi si completa con l'Ouverture del Belfagor che, come pezzo da concerto, fu eseguita la prima volta a New York nel 1927 diretta da Klemperer, e con la trascrizione orchestrale di Tre Corali di G. S. Bach, scelti tra i Choralvorspiele per organo, eseguiti la prima volta a New York nel 1930 sotto la direzione di Toscanini.
Giulio Cesare Paribeni
Sinfonisti italiani d'oggi. Guida per i radio-amatori dei concerti
Musica sinfonica, da camera e varia n. 6-8
Milano, ERTA - Edizioni Radio Teatrali Artistiche, 1932