Enrico Pieranunzi (Roma, 5.XII.1949).
Inizia lo studio del pianoforte all’età di cinque anni e mezzo su iniziativa del padre Alvaro, notevole chitarrista di jazz nello stile Charlie Christian-Django Rheinhardt e apprezzato cantante e autore di canzoni romane. Comincia così un inusuale e ininterrotto doppio percorso fatto da una parte di regolari studi di musica classica e dall’altra di una pratica jazzistico/improvvisativa che, inizialmente condivisa col padre e da lui stimolata, diventerà in breve tempo oggetto di una appassionata ricerca personale.
Fa il suo debutto sulla scena jazzistica romana alla fine degli anni ’60, suonando in piano solo in piccoli club e diventando subito dopo pianista del quartetto guidato dal trombonista Marcello Rosa. Nel 1972 si diploma in pianoforte e, l’anno seguente, ottiene una cattedra di Pianoforte principale che terrà per venticinque anni insegnando fino al 1998 in diversi Conservatori (Vibo Valentia, Campobasso, Frosinone).
Gli anni ’70 sono quelli della sua crescita musicale che ha come luogo di riferimento il Music Inn, storico jazz club di Roma ideato dal principe Pepito Pignatelli. Qui Pieranunzi ha l’opportunità di suonare con grandi musicisti come Kenny Clarke, Johnny Griffin, Art Farmer, Sal Nistico, e grazie a queste collaborazioni affina e sviluppa il suo linguaggio jazzistico, all’epoca incentrato sul bebop.
Nel 1974 forma con Bruno Tommaso al contrabbasso e Ole Jorgensen alla batteria il suo primo trio col quale l’anno seguente incide, per l’etichetta Horo, il primo LP a suo nome. L’album pone Pieranunzi all’attenzione della scena jazzistica nazionale, anche per le numerose sue composizioni che vi compaiono. Risale proprio a questi anni infatti l’inizio della sua attività compositiva, che acquisirà col tempo sempre maggiore rilevanza fino a diventare un tratto fortemente distintivo del suo mondo musicale.
Alla fine di quel decennio inizia a collaborare con Chet Baker. L’incontro col celebre trombettista dell’Oklahoma si rivelerà fondamentale per la messa a fuoco della sua estetica. È infatti grazie alla collaborazione con Baker che Pieranunzi si riavvicina progressivamente alla musica di Bill Evans orientando il suo pianismo in una direzione decisamente melodico-narrativa.
Fonda nel 1984 con Enzo Pietropaoli e Fabrizio Sferra lo Space Jazz Trio, gruppo che resterà unito fino al 1992 giungendo ai vertici del jazz nazionale. In quello stesso anno dà inizio ad un’importante collaborazione con Marc Johnson e Joey Baron, coi quali forma il più prolifico e acclamato dei suoi numerosi trii americani. Ancora nel 1984 inizia a suonare col geniale sassofonista Lee Konitz, col quale darà vita a un sodalizio di grande spessore musicale ed umano.
Tra il 1973 e il 1988 svolge anche intensa attività di “studio man”. Suona nelle colonne sonore di numerosissimi film, molte delle quali composte da Ennio Morricone (tra queste “C’era una volta in America” e “Nuovo Cinema Paradiso”) e Armando Trovajoli (“L’anatra all’arancia”) e si cimenta a sua volta nella composizione di musiche per film (“Milano violenta”, “Liberi, armati, pericolosi”). Collabora inoltre frequentemente come solista con l’Orchestra della RAI, soprattutto in programmi in cui a guidarla è Bruno Canfora.
Pieranunzi si è esibito sui palcoscenici di tutto il mondo suonando ai festival di Bergamo, Montreal, Buenos Aires, Copenaghen, Berlino, Madrid, North Sea, Rio de Janeiro, Umbria Jazz, Tokyo. Ha dato inoltre numerosi concerti negli Stati Uniti suonando a New York, Boston, San Francisco, Spoleto Festival Usa a Charleston (North Carolina).
È l’unico musicista italiano di sempre ed uno dei pochissimi europei ad aver suonato e registrato più volte, come leader, nello storico “Village Vanguard” di New York. Fu Lorraine Gordon, vedova del fondatore del club, a mostrare grande interesse per il pianismo di Pieranunzi e a invitarlo regolarmente nell’iconico jazz club newyorchese dandogli così l’opportunità di esibirsi sullo stesso palco che aveva ospitato le gesta musicali di John Coltrane, Bill Evans e tantissimi altri giganti del jazz.
Tre i CD live che documentano questa straordinaria esperienza americana del pianista romano nel tempio del jazz: il Live at the Village Vanguard del 2010 con Marc Johnson e Paul Motian; New Spring (registrato nel 2015 in quartetto con Donny McCaslin, Scott Colley e Clarence Penn) e The extra something del 2016, in quintetto con Seamus Blake, Diego Urcola, Ben Street, Adam Cruz.
Pieranunzi ha composto diverse centinaia di brani, molti dei quali son divenuti nel tempo veri e propri standard suonati e incisi da musicisti di tutto il mondo (tra questi Night bird, Don’t forget the poet, Fellini’s waltz, Je ne sais quoi). Alcuni dei suoi brani compaiono fin dagli anni ’90 dello scorso secolo nei prestigiosi “Real books” pubblicati dall’editore californiano Chuck Sher, che ha inoltre voluto includere un volume contenente venti brani originali del pianista in una serie di Songbook dedicati a significativi musicisti jazz di ieri e di oggi.
Nel 2007 Pieranunzi incide Plays Scarlatti, CD nel quale suona composizioni del grande Domenico utilizzandole anche come veicolo di improvvisazione. Da allora è tornato a frequentare assiduamente il repertorio classico, da lui riproposto sia come esecutore che, sovente, come arrangiatore e trascrittore. Ne sono testimonianza l’attività concertistica in duo con Bruno Canino, col quale ha inciso il CD Americas, e quella insieme al fratello violinista Gabriele e al clarinettista Gabriele Mirabassi (per questa formazione piano-violino-clarinetto ha tra l’altro trascritto “American in Paris” e “Rhapsody in Blue” di George Gershwin). In ambito più decisamente crossover ha registrato in Francia tre CD dedicati alla rivisitazione di noti brani della musica classica: Mènage a trois nel 2015 (musiche di Bach, Schumann, Milhaud, Satie ecc.), Monsieur Claude nel 2018 (musiche di Debussy) e Fauréver nel 2023 (musiche di Fauré).
Il suo linguaggio musicale, caratterizzato da un’originale coesistenza di elementi jazzistici con aspetti espressivi provenienti dal suo background classico, è stato oggetto di numerose tesi di laurea, in Italia e all’estero. Da segnalare in particolare la tesi di dottorato presentata all’Université Paris-Sorbonne nel novembre 2009 da Ludovic Florin, attualmente docente presso l’Università di Tolosa: Par-delà les clivages ou l’harmonie des contraires. Une approche de la musique d’Enrico Pieranunzi.
Riconoscimenti:
- Miglior Musicista italiano nel Referendum Musica Jazz degli anni 1983 (insieme a D’Andrea, Rava, Urbani, Trovesi, Gaslini, Bagnoli), 1989, 2003, 2008 (con Franco D’Andrea), 2020;
- Miglior Gruppo Italiano nel Referendum Musica Jazz 1988 e 1989 (Space Jazz trio);
- Miglior Musicista Europeo 1997 (“Django d’Or”);
- Premio per il jazz “Palazzo Valentini” Provincia di Roma 2002;
- Premio Jazz in Europe Guinness Jazz Festival 2005;
- Top Jazz 2014 (Rivista Musica jazz) Premio Una vita per il Jazz.
Inoltre:
- 1982 Premio della critica discografica all'album Soul Note Isis (Enrico Pieranunzi Quartetto & Quintetto con Art Farmer);
- 1995 Flux & Change Duo con Paul Motian (Soul Note). Miglior CD dell’anno per la Rivista Musica & Dischi;
- 1996 Choc de l’année al CD The Night Gone By (trio con Marc Johnson e Paul Motian) attribuito dalla rivista francese Jazzman;
- 2009 Premio de l’Academie du Jazz Francese per il miglior inedito al CD Yellow and Blue Suites della Challenge Records (duo con Marc Johnson).
La prestigiosa rivista statunitense Down Beat ha incluso il suo CD Live in Paris, in trio con Hein Van de Geyn e André Ceccarelli (Challenge) tra i migliori CD del decennio 2000/2010.

Sito ufficiale: www.enricopieranunzi.it

Biografia ricevuta da Enrico Pieranunzi, 2024.