Francesco Sabbadini (Carpi, 30.X.1946 - Bologna, 10.XI.2010).

Musica e oltre
Francesco Sabbadini nasce a Carpi il 30 ottobre 1946 da una famiglia di musicisti: dunque la musica è sempre stata molto presente nella sua vita, fin dai primi anni. Il padre, Alfredo Sabbadini, violista, tiene concerti sia in Italia che all’estero facendo parte di importanti formazioni cameristiche quali il Quartetto Maracaibo, il Quintetto Chigiano, il Quartetto di Roma, e infine i Virtuosi di Roma di Renato Fasano. Entrato nei Virtuosi nel '52, solo quattro anni dopo la costituzione del complesso, Alfredo vi resta fino al 1976, tenendo durante tutti questi anni concerti in tutto il mondo sia come violista che come violista d’amore. Oltre alla musica coltiva durante tutta la sua carriera anche un’altra grande passione: la pittura; e spesso la musica ritorna nella sua produzione pittorica: famose le sue caricature degli orchestrali, dissacranti, ricche di humour e di autoironia.
Anche la madre, Rosanna Sormani, è una fine musicista. Pianista, si perfeziona presso l’Accademia Chigiana sotto la guida del maestro Alfredo Casella, inizia un’attività concertistica come solista e in duo con il marito ottenendo importanti riconoscimenti per poi dedicarsi all’insegnamento. Il carattere schivo e timido, certo meno estroverso e forte di quello del marito, oltre ai condizionamenti culturali che sicuramente in quegli anni penalizzavano la donna che volesse conciliare l’affermazione professionale con le responsabilità di una famiglia, possono aver pesato in questa scelta. Sicuramente il carattere umbratile del figlio, alieno da qualsiasi forma di protagonismo e portato più alla riflessione che al “fare”, spesso astratto da quanto lo circonda, ricorda quello della madre.
L’educazione musicale di Francesco comincia quindi fin dai primi anni in famiglia per poi proseguire in Conservatorio (dove si diploma in flauto). Parallelamente compie gli studi classici e si laurea in Filosofia (a Bologna), precisamente in Estetica, con Luciano Anceschi, discutendo una tesi sulla poetica di Hector Berlioz.
Durante il periodo universitario (fine anni '60, inizio anni '70) partecipa ai fermenti culturali e politici della città, si interessa anche alla sperimentazione teatrale in corso a Bologna (prende parte ad esempio ai primi spettacoli del neonato gruppo Artaud), ma sceglie ben presto di rimanere in una posizione defilata, di attento e partecipe osservatore, rifuggendo, complice anche la timidezza e l'indole schiva, da ogni forma di protagonismo. L’essere sopra le righe o l’eccesso di autostima sono considerati difetti imperdonabili!
Intanto si perfeziona in Musicologia con Giuseppe Vecchi e nei primi anni '70 collabora all’attività di ricerca dell’istituto teatrale e musicale (I.M.E.T.) di Bologna, inizia la collaborazione con i teatri di Bologna, Trieste, Parma, Rovigo per i quali presenta molti programmi di sala, pubblica recensioni discografiche sulla stampa periodica specializzata, e parallelamente avvia la propria carriera didattica, cominciando con l’insegnamento nelle scuole medie (Educazione Musicale prima e Lettere poi) e passando successivamente a quello di Storia ed Estetica Musicale presso il Conservatorio: nel 1980 a Trieste e poi successivamente a Pesaro, Parma, Rovigo per approdare nel ’94 a Bologna dove resterà fino al 2010, anno della sua prematura scomparsa.
Durante gli anni dell’insegnamento partecipa alle iniziative del Conservatorio, come a quelle dell’Accademia Filarmonica, con disponibilità (sempre pronto ad aiutare e ascoltare gli studenti o i giovani studiosi) ma nello stesso tempo con “misura”. Con analoga sobrietà pratica la sua attività di saggista. Spesso i molteplici interessi e un’innata curiosità intellettuale lo portano ad approfondire argomenti esterni al mondo della musica o della musicologia: la filosofia, come le arti visive, il cinema, la narrativa sono mondi che lo interessano, a cui dedica tempo ed energie senza però coltivare alcuna logica produttiva. Il piacere di conoscere “per sé” e non perché si deve per forza avere qualcosa di nuovo da dire, il piacere di spaziare tra le discipline, di oltrepassare i confini della propria materia (e una certa insofferenza per certi studi musicologici considerati un po’ asfittici), il lusso di “perdere tempo” seguendo nuovi stimoli o aprendosi a nuovi orizzonti vanno di pari passo con l’onestà intellettuale e la misura con cui si propone nei suoi contributi, siano questi articoli o saggi, testi di taglio più specialistico o più divulgativo. Francesco si ammala gravemente nel 2010 e muore dopo pochi mesi, il 10 novembre, lasciando la moglie Patrizia e le due giovani figlie Giulia e Irene.
Cinque filoni e tre volumi
Nell’attività critica di Francesco Sabbadini si possono individuare alcuni filoni tematici che ritornano nel tempo e che riguardano principalmente i rapporti tra musica e cultura nel '700-800, la musica barocca, la trattatistica teatrale, la vita musicale nell'antica Bologna e dintorni, l'arte e la poetica di Berlioz.
Interessato a rivolgersi non solo agli addetti ai lavori, negli stessi anni pubblica un testo dalla chiara intenzione divulgativa: Conoscere la musica, Bologna, Thema, 1988, dove si rivolge appunto al largo pubblico degli ascoltatori non specialisti, ma comunque attenti e interessati, che vogliono avvicinarsi alla musica non solo per apprezzarne gli aspetti formali ma anche per conoscerne gli aspetti storici, sociali, culturali. Facendo chiarezza sui destinatari dei vari messaggi musicali nei diversi contesti sociali e nelle diverse epoche, nonché sulle forme specifiche che il linguaggio musicale ha assunto nel tempo o sull’aspetto organizzativo delle istituzioni musicali, della loro vita e delle loro trasformazioni, l’autore si propone di fornire all’ascoltatore interessato quel minimo di bagaglio critico che gli consenta un ascolto non appiattito di ogni sua esperienza musicale.
Lo studio di Hector Berlioz, già iniziato ai tempi della tesi di laurea, lo porta successivamente a curare la prima traduzione italiana del racconto fantastico Euphonia o la città musicale (Bologna, Il cavaliere azzurro, 1987) e a dedicare un intero volume all’interno della collana Invito all’ascolto, Invito all’ascolto di Berlioz, Milano, Mursia 1989. Nel 1997 esce Il concerto (Milano, Mursia, ristampa 2017. Qui è nuovamente lo storico della musica che si manifesta proponendosi di tracciare un itinerario storico di un genere musicale che a questo nome fu accomunato a partire dal '600 e che si affermò negli anni in diverse fattezze. Lo storico della musica non trascura i diversi contesti sociali e culturali in cui queste esperienze si concretizzarono dimostrando una robusta cultura storica, non solo settoriale ma propriamente diacronica.
Sinfonia Fantastica
I diversi saggi e articoli pubblicati sulle riviste specializzate tra i primi anni '80 del '900 e la fine degli anni '10 di questo secolo sono stati raccolti nel volume postumo Sinfonia Fantastica che, a cura di Patrizia Pavarini e Piero Mioli (Bologna, Conservatorio “Giovan Battista Martini”, 2014), prende il titolo del possibile capolavoro del musicista preferito da Sabbadini. Si tratta di testi scritti in occasioni diverse e anche per pubblici diversi, di taglio talora più specialistico talora più divulgativo, che non rispondono quindi a un progetto organico ma consentono di ripercorrere gli interessi dell’autore e di apprezzarne la prosa fluida, lo stile dotto ma misurato e mai retorico. Dopo una premessa del direttore Donatella Pieri, un profilo biografico con nota introduttiva di Patrizia, il ricordo personale dell'amico e collega Piero (Apologia della leggerezza), sei parti riguardano lunghi saggi, scritti su Berlioz, rapporti fra musica ed estetica, Bologna nei tempi, programmi di sala e altro, pagine sparse. Della prima, seconda, terza, quarta e sesta, ecco le notizie utili.
I. Saggi: Sinfonia: pluralità di un significato antico, pp. 23-33; La musica barocca, pp. 35-53; La tragédie en musique di Lully e Quinault: quasi un’“opera totale”?, pp. 55-59; Fede e pensiero nell’opera di Padre Martini, pp. 61-70; Aspetti della vocalità profana di Padre Martini: i duetti buffi, pp. 71-79; Mattei, l’allievo di Martini nelle Repubbliche napoleoniche, pp. 81-89; Un inedito dramma giocoso di Stanislao Mattei: La bottega del libraio, pp. 91-95; Voci musicali nel dizionario Tommaseo-Bellini, pp. 97-108; Čajkovskij e il rifiuto della menzogna, pp. 109-116.
II. Berlioz: Berlioz: dalla sinfonia a programma alla sinfonia drammatica, pp. 119-123; Berlioz narratore. Futuro, amore e utopia in un racconto, pp. 125-128; Prefazione al racconto Eufonia o la città musicale, pp. 129-131; Berlioz e le Nove sinfonie, pp. 133-137; Le Chef d’orchestre, pp. 139-143; La damnation de Faust: una leggenda drammatica tra opera e oratorio profano, pp. 145-149; Ipotesi su Lélio, pp. 151-155; Il Requiem, lo spazio e la cerimonia, pp. 157-161; Les Troyens fra classicismo e rêverie, pp. 163-167; Orphée et Eurydice al Théâtre Lyrique, pp. 169-173; Verdi negli scritti di Berlioz, pp. 175-179; Spontini negli scritti di Berlioz, pp. 181-186.
III. Musica ed estetica: Interventi e polemiche musicali di Giordano Riccati e Giovenale Sacchi nel Nuovo giornale de’ Letterati di Modena (1787-1788), pp. 189-214; Andrea Rubbi e il Bello armonico teatrale (1792), pp. 215-223; Musica e logos nel pensiero di Ruggero Bacone, pp. 225-228; Alcune idee sul melodramma del primo '800 (Carpani, Perotti, Mazzini), pp. 229-234; L’incontro del Quadrio col dramma musicale, pp. 235-244; Scene e apparati nella poetica della “meraviglia”, pp. 245-250.
IV. Bologna nei tempi: Il Redattore del Reno di Bologna (1811), pp. 253-262; Angelo Mariani dirige Meyerbeer (1860, 1865), pp. 263-267; Fatti e misfatti musicali sul settimanale La Farfalla (1839-1847), pp. 269-276; Musica, teatro e società sui giornali bolognesi (1796-1800), pp. 277-282; Il debutto di Paisiello (1764), pp. 283-286; L’orchestra del Conservatorio, pp. 287-290; Spigolature di critica verdiana a Bologna, pp. 291-300; Suoni e colori d’orchestra, pp. 301-303; Un laboratorio per la lirica, pp. 305-309; «Io la musica son…». Riflessioni, pp. 311-315; La docenza di Storia della Musica a Bologna tra '800 e '900, pp. 317-324; Bologna 1770. Musiche, accademie, viaggiatori, pp. 325-330; Il Teatro Comunale, pp. 331-336.
V. Nella quinta parte trovano posto venti programmi di sala.
VI. Pagine sparse. Un protagonista del teatro musicale del tardo '700: il matrimonio, pp. 475-482; Un rischio insidioso nello svolgimento dei melodrammi: la noia, pp. 483-485; Alcune osservazioni sugli scritti di Alfredo Casella, pp. 487-490; Prima del sipario, pp. 491-495; Wagner, il pubblico, lo spazio teatrale: qualche osservazione, pp. 497-502; La breve stagione bolognese di Lino Liviabella (1963-1964), pp. 503-510; Opinioni italiane sul jazz fra le due guerre, pp. 511-516; Luciano Berio e la verità della musica, pp. 517-523; Questioni di prassi strumentale in un “giornale de’ letterati”, pp. 525-530; A quattro mani fra '800 e '900, pp. 531-534. Per finire, quattro recensioni: Jacques Attali, Rumori. Saggio sull’economia politica della musica (1978), pp. 535-537; Stefano Cammelli (a cura di), Musiche da ballo, balli da festa (1983), pp. 539-540; J'ay pris amour, musiche per liuto da fonti marchigiane del tardo '400 (1997), pp. 541-544; Mariarosa Pollastri, Gaetano Pollastri: una biografia (2002), pp. 545-547.

Patrizia Pavarini
Sabbadini, o del riserbo
in Jadranka Bentini e Piero Mioli (a cura di)
Maestri di Musica al Martini. I musicisti del Novecento che hanno fatto la storia di Bologna e del suo Conservatorio
Bologna, Conservatorio «Giovan Battista Martini», 2021