Domenico Cimarosa

CIMAROSA (Domenico), nato in Napoli nel 1754, e morto in Venezia li dì 11 gennajo 1801, in età di appena 46 anni. Egli ricevette le prime lezioni di musica da Aprile, ed entrò nel Conservatorio di Loreto, dove apprese i principj della scuola di Durante. Nel 1787, fu chiamato a Pietroburgo dall'Imperatrice Caterina II per comporvi delle opere. Ecco quelle ch'egli ha scritto in Italia, e che sono state applaudite con entusiasmo sopra tutti i teatri dell'Europa. L'Italiana in Londra, 1769; Il Convito, I due Baroni, Gli inimici generosi, Il pittore parigino, 1782; Il Falegname, 1785; I due supposti conti, 1786; Valodimiro, La Ballerina amante, Le trame deluse, 1787; L'impresario in angustie, Il credulo, Il marito disperato, Il fanatico burlato, 1788; Il convitato di Pietra, 1789; Giannina e Bernardone, La Villanella riconosciuta, Le astuzie feminili, 1790; Il matrimonio segreto, 1793; I traci amanti, Il matrimonio per susurro, La Penelope, L'Olimpiade, Il sacrificio d'Abramo, 1794; Gli Amanti comici, 1797; Gli Orazj e Curiazj. L'ultima opera buffa di Cimarosa è L'imprudente fortunato, rappresentato in Venezia nel 1800. L'Artemisia non potè esser da lui finita; non v'ha del suo che il primo atto: altri compositori si sono provati di aggiugnervi i due ultimi, ma non è potuto lor riuscire. Il pubblico ha fatto abbassare il sipario alla medietà del secondo atto. Tutte le opere di Cimarosa brillano per l'invenzione, per l'originalità delle idee, per la ricchezza degli accompagnamenti e la grazia degli effetti scenici, principalmente nel genere buffo. La più parte de' suoi motivi sono di prima intenzione. Nel sentire ciascun pezzo della sua musica, si vede che la partizione è stata fatta di estro, e come di un solo getto. L'entusiasmo che eccita il Matrimonio segreto non può concepirsi: basti il dire, che quest'opera giunse a fissare la mobilità degl'Italiani. Cimarosa fu al Cembalo, nel teatro di Napoli, per le sette prime rappresentazioni, il che non era mai avvenuto. In Vienna, l'Imperatore avendo sentita la prima rappresentazione di quest'opera, invitò i cantanti ed i musici a tavola, e rimandolli la sera stessa al teatro, ove rappresentarono quel dramma la seconda volta. Si riferiscono molti tratti di modestia che ingrandiscono il merito di questo valentuomo. Un pittore, volendogli far la corte, gli disse che lo riguardava come superiore a Mozart; Io! oibò! riprese egli seriosamente, e che direste voi a un uomo che venisse ad assicurarvi che voi sorpassate Raffaello? Cimarosa era di un carattere aperto, franco, sincero, amichevole: quand'ei scriveva la sua musica, domandava strepito, e voleva a se intorno gli amici per comporre. “Così gli nacquero, dice Carpani, gli Orazj e Curiazj; e così il Matrimonio secreto, ed in esse (malgrado alcune improprietà d'espressione), la più bella, la più ricca, la più originale opera seria, e la prima opera buffa del teatro italiano.” (Lett. 13.) Egli compara Cimarosa a Paolo Veronese. Gli amatori sono divisi tra Mozart e Cimarosa, riguardandoli come compositori drammatici. Napoleone dimandava un giorno a Gretry qual differenza eravi tra l'uno e l'altro. “Signore, rispose Gretry, Cimarosa mette la statua sul teatro e il piedestallo nell'orchestra, mentre che Mozart mette la statua nell'orchestra e 'l piedestallo sul teatro.”
Giuseppe Bertini
Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de’ più celebri artisti di tutte le nazioni si’ antiche che moderne
Palermo, dalla Tipografia Reale di Guerra, 1814
CIMAROSA DOMENICO figlio di Gennaro, e di Anna di Francesco, nacque nella Città di Aversa a 17 dicembre 1749. Il padre facea il mestiere di muratore, e dopo la nascita del figlio Domenico, avendo trovato a lavorare nella fabbrica del nuovo R. Palagio, che costruì vasi in Capodimonte, abbandonò la sua patria, e si trasferì in Napoli, andando a dimorare in una meschina casetta prossima alla Chiesa di S. Severo de PP. Conventuali. Una così negletta abitazione riusciva comoda al medesimo, poichè era vicina al sito dove dovea lavorare, ed ancora alla moglie, che imbiancava i panni de' Religiosi di quel Convento. Il fanciullo Domenico andava alla gratuita scuola, che si dava da' medesimi PP. alla povera gente, e facea conoscere di esser dotato di somma penetrazione, e di vivace ingegno. Or avvenne, che il padre essendo disgraziatamente caduto dalla fabbrica morì, lasciando la moglie ed il figlio, giunto all'età di anni sette, nella estrema indigenza. Il P. Polcano organista dello stesso Convento prese ad educare per compassione il fanciullo Domenico; e vedendo la buona indole del giovanetto, cominciò ad insegnargli le lettere umane, nelle quali facea non ordinario profitto. E perchè questo Religioso dilettavasi molto della Musica, cantando spesso sul cembalo, che formava la sua sola delizia, il suo allievo udiva con trasporto tale canto; ed essendo solo ruminava e canticchiava ciò che aveva ascoltato. Da ciò comprendendo l'istitutore, che il giovinetto Cimarosa era nato per la Musica, determinossi d'insegnargliene i principii, non disgiunti dagli altri studii, che avea cominciati. Indi vedendo sempre più nell'allievo ottima disposizione per la carriera musicale, persuase la madre di farlo entrare come orfano nel Conservatorio di Musica di S. Maria di Loreto, impegnandosi egli di farle ottener l'intento; al che la buona donna condiscese anche per la somma povertà nella quale viveva. Entrò dunque il Cimarosa in Conservalorio nell'anno 1761; ove l'abilità naturale di cui fu dotato, la voglia decisa di voler apprendere, la sua buona condotta, unite al suo aspetto molto preveniente, alla graziosa maniera nel parlare, alla sveltezza nell'agire (con tutto che fosse piuttosto inclinato alla pinguedine), al conversare piacevole ed urbano, gli conciliarono presto la benevolenza di tutti, e specialmente de' superiori di quel Liceo. Fu prima suo maestro nella Musica Gennaro Manna (nipote del celebre Francesco Feo, uno de' primi maestri dopo lo Scarlatti), ch'era stato interinamente destinato ivi ad insegnar la Musica in mancanza di Durante. Il Manna nel fior dell'età cantava con melodica voce ed ottimo sistema, sicchè tutto quel Convitto profittò assai sotto di tal maestro, e fra questi si distinse Antonio Sacchini. Ma avendo il Manna rinunziata la carica di maestro di quel luogo, per essere stato eletto maestro di cappella del Duomo di Napoli, fu scelto interinamente Antonio Sacchini per maestro, che era da poco tempo uscito dal Conservatorio medesimo. Sotto di tal nuova disciplina Cimarosa fece progressi maggiori.
Ma essendosi il Sacchini dismesso nel 1762 per condursi in Venezia, e scrivervi un'opera, fu sostituito in sua vece Fedele Fenaroli, uno de migliori allievi del Durante; e sotto del Fenaroli Cimarosa proseguì la sua istituzione, imparando il contrappunto, e tutta la teoria sublime della Musica. Divenne poscia ammiratore dell'eccellenti teatrali produzioni di Niccola Piccinni, che già in quel tempo era divenuto uno de migliori Compositori di Musica teatrale, gareggiando con i migliori di quell'età, specialmente nella novità de' finali. Errano pertanto i compilatori del dizionario francese de' musici Charon, e Fayelle (tom. I p. 142) dicendo, che Cimarosa ebbe le prime lezioni da Aprile, e dopo nel Conservatorio da Durante: mentre costui era morto nel 1755, cioè sei anni prima che Cimarosa fosse ammesso nel Conservatorio.
Cercò pertanto Cimarosa ogni via per contrarre strelta amicizia con Piccinni, e così attinger dal medesimo il più difficile della Musica; e costui scorgendo in quel giovane una voglia così ardente per apprendere, gli palesò tutte le sue idee e spiegogli tutti gli scogli, che s'incontrano nel vasto pelago delle scene, onde saperli evitare, facendogli insiem comprendere come dovessero maneggiarsi le umane passioni, come variare i tuoni ed i tempi secondo la varietà delle arie, e dell'espressioni.
Da tali insegnamenti Cimarosa ritrasse un sommo profitto, in guisa che Piccinni divenuto vecchio ebbe il dispiacere di vedersi talvolta superato da Cimarosa.
Passiamo ora alle produzioni musicali del Cimarosa.
Nel carnevale dell'anno 1772 mise in Musica per lo teatro de' fiorentini l'opera intitolata le stravaganze del Conte, seguita da una farsa le pazzie di Stellidaura e Zoroastra. La Musica per esser di un principiante fu compatita, tanto più che la poesia era ben cattiva; poichè in quel tempo si usava maggior moderazione, non essendovi beffe nè pe' Compositori, nè pe' cantanti.
Nel 1773 scrisse per lo teatro nuovo la finta parigina, poesia di Francesco Cerlone, che fu molto applaudita. Scrisse nel 1775 per l'istesso teatro la donna di tutti i caratteri, e nel 1776 la frascatana nobile, e gli sdegni per amore con la farsa i matrimonii in ballo. Nel 1777 per lo teatro de' fiorentini compose le seguenti opere: il fanatico per gli antichi Romani, poesia di Giuseppe Palomba, e l'Armida immaginaria, e nel 1778 le stravaganze di amore. In tutte queste musicali produzioni Cimarosa ottenne il più felice successo a fronte di valorosi competitori, quali erano Guglielmi, Paesiello, senza contarvi l'accreditato Piccinni. Il suo stile naturale ed espressivo, e la novità delle idee chiare e precise, lo fecero sedere a scranna de' nominati Compositori.
Nel 1779 fu chiamalo in Roma ove scrisse pel teatro valle l'italiana in Londra, che incontrò moltissimo per avervi cantato da prima donna il celebre Crescentini giovanetto, Buscani buffo toscano, el nostro Gennaro Luzio buffo napoletano. L'intermezzo piacque moltissimo, poichè Cimarosa fu il primo, che introdusse in Roma gl'intrigati e lunghi finali. Nell'istesso anno ritornato in Napoli scrisse nell'apertura del nuovo teatro del fondo l'Opera del celebre Gio: Battista Lorenzi, che avea per titolo l'infedellà fedele, e riscosse sommi applausi, anche per l'ottima compagnia, avendovi cantato Mengozzi, la Maranesi, e Bonavera. Nel 1780 per lo teatro de' fiorentini fè la Musica di due opere, che furono i finti nobili, ed il falegname. Nel 1781 pose in Musica l'Alessandro nelle Indie per Roma -- L'Artaserse per Torino -- il convito per Venezia -- L' Olimpiade per Vicenza. Nel 1782 per lo teatro de' fiorentini compose la ballerina amante; e per lo teatro di S. Carlo nel giorno 13 agosto natalizio di S. M. la Regina Maria Carolina d'Austria l'Eroe cinese; e nell'anno medesimo il pittore parigino per Roma. Nel 1783 per lo teatro de' fiorentini scrisse la Musica per l'opera che avea per titolo chi dell'altrui si veste, presto si spoglia -- per quello di S. Carlo l'Oreste -- la villana riconosciuta per lo teatro del fondo. Nel 1784 compose la Musica del Burone burlato, rappresentato prima in Roma, indi accomodato per lo teatro nuovo; e l'apparenza inganna, o sia la villeggiatura, poesia del Lorenzi, per quello de' fiorentini -- i due supposti Conti per Milano.
Nel 1785 pose in Musica il marito disperato per lo teatro de' fiorentini, poesia del Lorenzi -- la donna al suo peggior sempre si appiglia per lo teatro nuovo -- il Valdamiro per Torino -- il Valdomiro per Vicenza, ed una cantata per lo Principe Potenkin di Russia intitolata la serenata non preveduta.
Nel 1786 compose per lo teatro nuovo le trame deluse -- il credulo con farsa -- l'impresario in angustie -- la Baronessa stramba.
Nel 1787 scrisse il fanatico burlato per lo teatro del fondo.
Nel 1788 Giannina e Bernardone per lo teatro nuovo.
Nel 1789 i due supposti Conti, o sia lo sposo senza moglie per lo teatro del fondo.
Tutti questi ultimi spartiti furono composti in Napoli dal Cimarosa, poichè il suo competitore Paesiello era fin dal 1776 partito per Pietroburgo, ed avea lasciato Napoli senza che si credesse che altri potea rimpiazzarlo. Si ricorse pertanto al Cimarosa uomo facile, niente restio nel comporre, e che si adattava perfettamente al piacer dei cantanti, onde costoro facevano maggiormente applaudire il Compositore eseguendo bene ciò ch'era scritto.
Era capace di terminare un finale di 4 o 5 scene in una sera, e nella seguente adattargli gl'istrumenti. I suoi più belli pezzi eran di un solo getto, ed allora riuscivano più dilettevoli e graziosi.
Ma il suo competitore Paesiello essendo ritornato in Napoli da Pietroburgo nel 1785 dopo 9 anni, che vi si era trattenuto, succedè al Paesiello il Cimarosa, poichè quella Imperial Corte desiderava un altro Compositor di Musica napoletano. Partì dunque per Pietroburgo insiem con la moglie in luglio 1789 (avendo prima mandato tutti i suoi spartiti in Roma al Cardinal Consalvi suo amico e protettore); e viaggiando per mare, giunse in Livorno dopo 17 giorni, avendo sofferto una fiera tempesta. Il Gran Duca di Toscana avendo saputo il suo arrivo lo mandò a chiamare; ed avendolo udito cantare la parte di buffo di un suo quartetto del pittore parigino (nel quale l'istesso Gran Duca cantò una parte, ed un'altra la Gran Duchessa), e varie altre volte diversi pezzi di sua Musica con infinita soddisfazione, nel congedarlo gli fè dono di una scalola d'oro, ed una collana di perle regalò alla moglie. Proseguì il viaggio per Parma; ed essendo stato ivi presentato a quella Duchessa, che molto amava la Musica, volle udirlo cantare più volte, e nella partenza gli donò un orologio d'oro con brillanti. Giunto in Vienna si condusse in un albergo, ove avendo fatto avvisato il Marchese del Gallo Ministro plenipotenziario del Re di Napoli presso quella Corte che nelle porte di Vienna gli era stato messo in sequestro tutto ciò, che portava nella vettura, quel Ministro si cooperò per farcelo restituire, ed andò personalmente a prenderlo, conducendolo nella propria abitazione.
Presentollo dopo all'Imperator Giuseppe, che allora regnava, il quale molto distintamente l'accolse, e più volte l'obbligò a portarsi da lui, facendolo sempre cantare in sua presenza; e nel licenziarlo gli regalò una scatola d'oro col suo ritratto contornato di brillanti, ed alla moglie una collana d'oro con pietre preziose. Si trattenne in Vienna 24 giorni trattato lautamente dal Marchese del Gallo, e spesso invitato da molti grandi di quel paese a portarsi a cantare nelle loro case, e ricevuto sempre con summi applausi. Diresse indi il cammino per Cracovia, ove si fermò tre giorni; e di là portossi in Varsavia ove dimorava il Re di Polonia Stanislao Poniatoski, dal quale fu accolto il Cimarosa con somma benevolenza, avendo cantato con sommo brio in presenza di quel Principe, che a tale oggetto chiamò una volta molta nobiltà di Varsavia per udirlo. Fu obbligato dal Sovrano medesimo di trattenersi in Varsavia tutto il mese di ottobre dell'anno istesso; donde partito nel dì 2 novembre, si trattenne due giorni a Mittau, e giunse a S. Pietroburgo nel primo di dicembre. Riposato alcuni giorni fu presentato a quella Imperial Corte dal Duca di Serracapriola Inviato della Corte di Napoli. Fu graziosamente accolto dall'Imperatrice, che volle che cantasse sul suo cembalo; ed incontrò piena soddisfazione di tutta l'Imperial famiglia, per cui ottenne generosissimo stipendio coll'obbligo d'insegnar la Musica a due Nepoti dell'Imperatrice.
Ivi dovè mettere in Musica per lo giorno di S. Andrea una cantata per rappresentarsi nel teatro di Corte, che avea per titolo la felicità inaspettata, che fu assai applaudita. Indi scrisse la Cleopatra nella quale cantò da primo uomo il Bruni, e da prima donna la Pozzi. Ma riscosse applausi infiniti per un altro dramma da lui posto in Musica che avea per titolo la Vergine del Sole, in guisa che si parlava da per tutto del valor sommo di Cimarosa, e quanto la Musica napoletana fosse superiore alla francese. Compose anche una Messa di requie pe' funerali fatti in Pietroburgo per la morte della Duchessa di Serracapriola.
Ma per la guerra insorta nella Russia dismesso ivi il teatro, l'Imperatrice fe' sentire al Cimarosa se voleva rimanere in Pietroburgo maestro di Corte; la qual offerta fu dal medesimo modestamente rifiutata, non convenendogli di rimaner più colà ove non vi era più teatro, nè Cappella di Corte, oltre che non poteva lasciare il servizio della R. Cappella di Napoli, ove era stato dichiarato organista. Partì dunque da S. Pietroburgo carico di onori e doni, dopo la permanenza fattavi di anni tre. Ripassando per Varsavia vi si trattenne tre mesi: e di là portandosi in Vienna, ebbe in quella città l'incarico di scrivere un'opera, che fu il matrimonio segreto, ove cantarono la Morichelli Blasi, e Mandini, che incontrò a segno, che fu replicata per tre settimane di seguito, e dopo altro dramma col titolo la calamita dei cuori, che non ebbe un incontro favorevole. Ottenne di far seguire la recita a suo beneficio del pittor parigino che gli produsse non poco lucro.
Giunto in Napoli nel 1793 scrisse per lo teatro del fondo il dramma de' due Baroni. Indi in quello de' fiorentini fu rappresentalo per cinque mesi il matrimonio segreto, e poscia nel teatro nuovo il dramma i Truci amanti: le quali due Musiche ottennero un applauso non interrotto, ed alcuni pezzi di esse si odon cantare anche al presente con sommo piacere.
Nel 1794 fu chiamato in Venezia a scriver l'opera gli Orazi e Curiazii, nella quale s'impegnò molto per farla gradire; ma non si seppe il motivo onde la prima sera che fu eseguita venne generalmente derisa, in guisa tale che Cimarosa fu obbligato partir di soppiatto dal teatro. Ma la seconda sera quel Governo ebbe cura che non accadesse l'istesso, e l'opera fu a cielo encomiata. Tornato in Napoli nel 1795 scrisse per lo teatro del fondo la Penelope, e poscia l'impegno superato. Indi l'amante disperalo opera buffa -- la giardiniera fortunata -- i nemici generosi -- una cantata a tre voci con cori -- e sette sinfonie. Scrisse anche qualche Musica sacra, come una Messa per lo Monastero di Regina Coeli, la cantata nel 1795 per la translazione del sangue di S. Gennaro che avea per titolo il martirio poesia di D. Clemente Filomarino de' Duchi della Torre; e l'altra per l'istessa occasione nel sedile di porto il trionfo della Fede, poesia dell'istesso autore.
Cominciò in una tal epoca ad esser molestato da fiera malattia nervina, per mitigar la quale si portò a respirar l'aere salubre di S. Maria Apparente. Migliorato alquanto fu obbligato a partir di nuovo per Venezia nell'anno 1800 per ivi porre in Musica l'opera detta l'imprudente fortunato. In seguito cominciò ivi a porre in musica l'Artemisia; ma appena compito il primo atto fu fieramente percosso da un colpo di apoplessia, che dopo undici giorni lo condusse al sepolcro nel giorno 11 gennajo 1801. La sua morte fu compianta non solo da' Veneziani a' quali era sommamente gradito, ma anche da' suoi nazionali, che avean da lungo tempo ammirato non solo la somma sua perizia nella Musica, ma le sue morali e civili virtù. Fu sepolto nella Chiesa parrocchiale di Venezia sotto il titolo di S. Angelo, ed ivi gli furon celebrati magnifici funerali con solenne Musica del maestro di cappella di S. Marco Bertoja avendovi cantato i migliori professori di Musica ch'erano in Venezia, ed essendovi intervenute le persone più cospicue della detta Città.
Essendo dunque accaduta la morte del Cimarosa, il Cardinal Consalvi amicissimo del medesimo dispose che in Roma nella Chiesa di S. Carlo de Cattinari si celebrasse un magnifico funerale in suffragio della di lui anima.
Nel numero 77 del Diario di Roma detto il Cracas de 27 settembre 1801 pag. 7, si riporta la descrizione della solenne Messa di requie cantata nella Chiesa di sopra menzionata nella mattina de' 25 del detto mese da tutto il coro musicale che concorse gratuitamente ad eseguirla, e ch'era stata posta in Musica dall'istesso celebre defunto.
Il pregio singolare di questa dotta e profonda lugubre composizione dimostrò il merito singolarissimo dell'autore anche in questo genere. Fu ancora onorata la di lui memoria con un funebre apparato di cui comparve ornata la Chiesa, e ne furono commendati i talenti e le morali virtù colle iscrizioni poste nelle quattro facciate di un elegante monumento di antica figura eretto nel mezzo del Tempio.
E per opera del medesimo Cardinale Ercole Consalvi fu eretto un mezzo busto coll'effigie di Cimarosa, che fu prima posto nella Chiesa di S. Maria ad Martyres detta della Rotonda, ed indi trasportato nella Protomoteca Capitolina insieme co' busti marmorei di altri insigni letterati ed artisti per lodevole determinazione del Pontefice Leone XII. L'inscrizione semplicissima che vi fu apposta è la seguente.
A DOMENICO CIMAROSA
NATO NEL 1749 MORTO NEL 1801
ERCOLE CONSALVI
P.
1816
Canova scolpì
In Venezia poi ove seguì, come si è detto, la morte del Cimarosa, fu composta una iscrizione da porsi su la tomba del medesimo nella Chiesa di S. Angelo, ora chiusa, e convertita ad altro uso.
D. M.
MEMORIAE, ET AMICITIAE SACR.
QUIESCIT HEIC DOMINICUS CIMAROSA, NEAPOLIT. MAGNI
NOMINIS MUSURGUS, SCENICA POTISSIMUM IN RE: INGENUUS,
FRUGI; CORDATUS, COMIS OMNIBUS AC BENEVOLUS: DE QUO
NEMO UNUS UNQUAN QUESTUS EST, NISI QUOD NOS TAM CITO
RELIQUERIT. INTEGER VIXIT: DECESSIT PIENTISSIMUS VENETIIS
III. ID. IANUAR. MDCCCI.
ANIMAE KARISS. EX AMICISSIMIS EIUS ALIQUOT
L. M. P. C.
Inoltre le seguenti iscrizioni furono dettate per li funerali dello stesso Cimarosa.
D. M.
DOMINICO CIMAROSAE,
DOMO NEAPOLI,
PRIMORES INTER
NUSURGOS, ET CHORAGOS
QUOT SUNT, QLOTQUE FUERE,
FACILE PRINCIPI,
ANIMAE INNOCENTISS.
NOSTRO OLIM DELICIO,
NUNC HEU! DESIDERIO,
PARENTALIA.
D. M.
HONORI, ET MEMORIAE
DOMINICI CIMAROSAE, NEAPOLITANI
MUSURGI: QUI MODULOS MUSICOS, SCENICI MAXIME CONCENTUS,
INSTRUENDI, AC CONCINNANDI ARTE MIRIFICA POLLENS, ET
INAUDITA ADHUC SUAVITATE OMNIUM AURES, ATQUE ANIMOS
DEMULCENDI, NOMEN SIBI AERE PERENNIUS COMPARAVIT: TUM
ET VIRTUTIBUS PRAEFULGENS EXIMIIS, VITAEQUE INTEGRITATE,
INGENUITATE PARITER, ET COMITATE, NULLI NON CARISSIMUS
UBIQUE FUIT. ANTE DIEM COMMUNI IN LUCTU, RAPTUS EST.
AT TU, QUI MORTEM MINITANTEM, AC TORVA TUENTEM
SPECTASTI PLACIDO LUMINE, ET IMPAVIDO!
OBVIUS ATQUE ULTRO, VITAE MELIORIS AMORE,
INCEDENS, SEGNES INCREPITANSQUE MORAS,
(QUIPPE SCIUS COELI AD SEDES, ET REGNA PIORUM
UNUM ITER ID NOSTRO FLEBILI AB EXILIO;)
ALIGERUM TE TE DIUM PAEANA CANENTUM
FELICI GAUDES INSERUISSE CHORO.
DECESSIT PIENTISSIMUS VENETIIS. III, ID. IANUAR. AN. MDCCCI.
HUIC
SELECTISSIMUS OMNIS MUSICUS CHURUS, OFFICII CAUSSA EGREGIUM
IN SODALEM OPT. MER. SOLLEMNES MITTIT INFERIAS L. M.
HAVE, ET VALE, ANIMA DULCISSIMA.
Nel fascicolo 32 dell'Effemeridi di Roma del 1823 si rapporta la seguente Ode alcaica di Sebastiano Santucci, che composta in lode di Cimarosa mi piace qui trascrivere.
AD JUVENEM AMICUM, CUI NON SATIS COGNITA VIRTUS
DOMINICI CIMAROSAE.
Vulgare quiddam Parthenopes Rosam
Ne forte credas. Illa favoniis
Nutrita, defluxisse nunquam
Purpureum doluit colorem:
Et falce crudeli licet obruta
Sub vere primo, pulcrior extulit
Post fata cervicem, datura
Perpetuum populis odorem.
Non cessit annis is melioribus
Natus: sepulcro fama venustior
Emergit: et virtus ab ipsa
Sumit opes, animumque morte.
Hispana gens, et Gallica, nec minus
Istrum bibentes, quique sub ultima
Tangenda vix ulli vagantur
Littora, non sine mentis aestu
Sensere magnus quid valeat Lyrae,
Cantusque Rector, nobilis agmina
Proterva curarum fugare,
Reddereque exanimis vigorem.
Ille el furores, cum velit, excitat
Premitque: ludos inter amabiles
Severa demulcet potentum
Corda, genas lacrimisque tergit.
O lapse coelo, o germen Apollinis,
Imbute divun nectare, neu sinas
Tractare non aptam iuventam,
Vir superum celebranda plectro.
Carlantonio de Rosa marchese di Villarosa
Memorie dei compositori di musica del Regno di Napoli
Napoli, dalla Stamperia reale, 1840