METASTASIO (Abb. Pietro) nacque in Roma l'anno 1698, all'età di 10 anni ebbe la fortuna di tirare a se, cantando per le strade con grazia, e con espressione alcuni versi da lui composti, l'attenzione dell'ab. Gravina celebre giureconsulto e letterato di prima riga: costui lo adottò in suo figlio, e gli diè un'educazione degna de' suoi talenti, ma contro al suo gusto lo destinò al foro, e non fu se non dopo la di lui morte che con maggiore trasporto tornò egli alle Muse. Nel 1729, egli fu nominato poeta laureato dell'imperial corte di Carlo VI amatore intendentissimo di musica, e che sosteneva con magnificenza il suo teatro lirico. Metastasio fissò la sua dimora in Vienna dall'età di un poco più di 30 anni sino alla sua morte. Egli aveva studiato a fondo anche la musica: e contribuì moltissimo co' suoi consigli a formar de' grand'uomini per la composizione, e a dare un nuovo aspetto a quest'arte. Haydn, Jommelli, il Sassone e più altri confessarono di aver più profittato della conversazione di questo grand'uomo, che dello studio e delle lezioni de' loro maestri. La musica è assolutamente debitrice della massima perfezione, a cui è giunta in quest'ultimi tempi, ai drammi dell'immortal Metastasio. Egli, dice l'ab. Andres, “ha avuta la malizia poetica e musicale di schivare tutte le parole meno acconcie pel canto, di studiare una felice combinazione di sillabe per la soavità ed armonia de' tuoni, di variare adattamente i metri nelle arie, di applicare dappertutto quella cadenza, quei salti, quei riposi, quegli accenti, che più lirica e cantabile rendono la poesia. I suoi versi sono di una tale fluidità, sonorità ed armonia, che sembra non si posson leggere che cantando. La rapidità del recitativo dà maggiore forza alle cose che vi si dicono, e maggiore fuoco e calore all'azione, e serve insieme di grande ajuto e facilità per il canto. La sua penna sembra intinta nel latte di Venere. Il Dio d'Amore se volesse discendere a parlare cogli uomini, non si servirebbe, no, d'altra lingua, che di quella del suo vate l'immortale Metastasio.” Egli ha posti i compositori di musica in quello stato che richiede Orazio nel Poeta per comporre di gusto. “Se i tuoi occhi si riempion di lacrime, dice a' giovani compositori il Rousseau, se tu senti palpitare il tuo cuore, se l'espressione ti soffoca ne' tuoi trasporti, prendi Metastasio e fatica, il suo Genio accenderà il tuo, tu a suo esempio diverrai creatore.” (Dictionn. art. Génie). Manteneva un commercio di lettere con Farinelli, Hasse, Diodati, Martini e con Sav. Mattei, nelle quali trovansi delle riflessioni sulla maniera di disporre la musica de' suoi drammi, di prepararne gli affetti, sulla buona scuola del canto, sugli abusi e la maniera di evitarli, sulla musica degli antichi comparata con quella de' moderni, ed altri soggetti relativi all'arte, che possono leggersi con profitto da' poeti e da' musici (V. Opere Postume del Metastasio, 3 vol. in 8vo 1796). Vi sono in oltre di lui due Lettere o piuttosto Dissertazioni sulla musica dirette da Vienna a Loudun nel 1765 al Caval. de Chastellux. Tratta ancora dottissimamente dell'antica musica de' Greci nel suo Estratto della poetica di Aristotele (v. cap. 1-4-26). Metastasio finalmente è anche autore di musica pratica. Vi ha di lui impressa in Vienna la musica di alcune Canzoni, d'Arie sciolte, e coro con sinfonia, e manoscritta a due la cel. palinodia Grazie agl'inganni tuoi. In una sua lettera del 1750 alla principessa di Belmonte, parla egli stesso della musica da lui composta sopra la partenza di Nice. “Sa già V. E. ch'io non so scriver cosa, che abbia ad esser cantata senza (o bene o male) immaginarne la musica. Questa che le trasmetto è musica per verità semplicissima, ma pure quando si voglia cantare con quella tenera espressione, ch'io ci suppongo, vi si troverà tutto quello, che bisogna per secondar le parole.” Malgrado le sue frequenti malattie egli giunse agli anni 84 di età, e morì in Vienna li dì 12 aprile del 1782. Tra' suoi biografi il migliore per lo stile, per l'esattezza delle notizie e per le riflessioni saggie sulla poesia e la musica con cui le accompagna, vien riputato Giov. Adamo Hiller, direttore e professore di musica in Lipsia, dove pubblicò questa vita nel 1786.

Giuseppe Bertini
Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de’ più celebri artisti di tutte le nazioni si’ antiche che moderne
Palermo, dalla Tipografia Reale di Guerra, 1814