TRAETTA (Tommaso), uno de' più celebri scolari di Durante, e de' migliori compositori pel teatro nello scorso secolo, nacque a Napoli nel 1738. In età di anni 21, sortì dal conservatorio della Pietà, e due anni dopo scrisse il Farnace per il gran teatro di S. Carlo, di cui fu così brillante il successo, che gli si fecero comporre altre sei opere di seguito sì serie che buffe. In Roma scrisse l'Ezio: e tutti i gran teatri dell'Italia facevano a gara per averlo. Dopo averli tutti percorsi, si attaccò egli al servigio della corte di Parma: fu richiesto in Vienna, e vi scrisse due grandi opere con cori e balli, l'Ifigenìa e l'Armida. Il successo ne fu prodigioso. Dopo la morte dell'infante D. Filippo, Traetta portossi in Venezia, ove se gli affidò il conservatorio dell'Ospidaletto, ma non vi si trattenne lungo tempo. Due anni dopo l'Imperatrice Caterina II lo chiamò a Pietroburgo per succedere a Galuppi, e nei sette anni del suo soggiorno nella Russia vi scrisse sette opere, e molte cantate. Dopo la prima rappresentazione della sua Didone dicesi che l'imperatrice mandogli in dono una scatola d'oro col di lei ritratto, e dentro un biglietto scritto di sua mano, in cui gli diceva, che Didone morendo avevagli fatto quel legato. L'Inghilterra volle anche averlo, ma provò quel clima assai nocivo alla sua salute, e dopo un anno tornò in Italia per guarirsi. Il male tuttavia fu incurabile, ed egli venne a morire in Napoli nel 1779, compiti appena i 40 anni dell'età sua. Traetta musico profondo e melanconico, riesce soprattutto eccellente negli effetti pittoreschi, e patetici dell'armonia. Le migliori sue opere passar possono per altrettanti modelli di musicale poetica, e come esemplari di correzione e di grazia. “Bisognerebbe, dice l'elegante Arteaga, aver approdato or ora da qualche Isola boreale scoperta dal celebre viaggiatore Cook per ignorar i talenti, e la scienza del sempre bello, e qualche volta sublime Traetta.” (Rivol. t. 2). M. Ginguené rapporta il seguente aneddoto, all'art. crier dell'Enciclop. metodica. Nella Sofonisba di Traetta, questa Regina framettendosi tra 'l suo sposo, e l'amante, Ah! barbari che fate? dice loro: Se di sangue dissetarvi bramate ― Ferite, uccidetemi, ecco il mio seno, e come eglino sono ostinati a partire per battersi, ella esclama: Dove andate? Ah! no. A quell'Ah! vien interrotta la musica. Il compositore, vedendo che quì gli era d'uopo esimersi dalla regola generale, e non sapendo come esprimere il grado della voce, che dar doveva l'attrice, mise sulla nota sol, tra due parentesi: (Un urlo francese). Traetta intendeva molto bene, che urlo francese era il più acuto grido che formar possa la voce dell'uomo.

Giuseppe Bertini
Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de’ più celebri artisti di tutte le nazioni si’ antiche che moderne
Palermo, dalla Tipografia Reale di Guerra, 1814


TRAETTA TOMMASO. Dal sig. Choron e dal sig. Bertini ne' loro dizionari si porta nato nel 1738. Essendo ciò vero, avrebbe dovuto entrare nel Conservatorio di anni 10, com'era il solito, e dimorarvi poi altri 10. Avrebbe poi secondo una tale opinione dovuto uscire dal Conservatorio nel 1758; mentre si sa che nel 1754 pose in Musica per lo teatro de' fiorentini la sua prima opera, che avea per titolo le nozze contrastate, ed ebbe non mediocre incontro. Avrebbe dovuto esser perciò il Traetta di anni 16 quando compose quella Musica; la qual cosa non sembra verisimile.
Fu il Traetta uno dei più eccellenti discepoli del Durante, educato nel Conservatorio di Loreto, e non della Pietà, come dice il signor Choron. Niente si sa de' genitori di lui, e se in Napoli avesse avuto congiunti: lo che fa sospettare che fosse nato in Traetto, e che secondo l'uso del Conservatorio di quel tempo avesse preso il cognome dalla sua patria, come fece l'Insanguine, che assunse il cognome di Monopoli sua patria. Fu dunque il Traetta compagno di Sacchini nel Conservatorio di Loreto, e di Picinni in quello di S. Onofrio, tutti tre della scuola di Durante riusciti eccellenti Compositori. Appena uscito dal Conservatorio compose la Musica per lo dramma il Farnace rappresentato nel real teatro di S. Carlo, ch'ebbe un esito così favorevole, che secondo dicono i nominati signori Choron, e Bertini, fu incaricato di scrivere in seguito altre sei opere così serie, che buffe. In Roma pose in Musica l'Ezio, ch'essendo piaciuto molto, invogliò altre Città di averlo per Compositor di Musica de' loro teatri.
Dopo aver percorsa quasi tutta l'Italia, si fissò al servizio della Corte di Parma, ed ivi compose la Musica per lo dramma intitolato Castore e Polluce, poesia del Frugoni. Indi si condusse in Vienna ove pose in Musica l'Ifigenia, e l'Armida. Il successo della prima, secondo afferma il Choron, fu meraviglioso; e niente dissimile fu quello della seconda, che fu rappresentata anche nel teatro di S. Carlo nel 1763, nella quale la prim'aria scritta per la Gabrielli, che dice io non cerco, ed io non amo, che la calma di quest'alma, è veramente un pezzo originale per le grazie, per lo gorgheggio, e per lo strumentale. L'aria cantabile per l'istess'Armida mori si mori... oh Dio! ogni mio sdegno è vano preceduta da un recitativo istrumentato sì per la condotta come per l'espressione, col solo accompagnamento di violini, è molto bene ideata, e non di quei cantabili soliti che ristuccano. Le altre arie sono di egual bellezza, che allettano al maggior segno.
Accaduta la morte del Duca di Parma D. Filippo, si portò in Venezia, essendo stato incaricato della direzione del Conservatorio denominato l'Ospedaletto, ove si trattenne due soli anni avendo ivi composto due oratori, alcune Messe, e vespri. Fu chiamato in seguito in Russia per rimpiazzar Buranello eletto maestro proprietario della cappella di S. Marco in Venezia, ed ivi compose sette opere, e molte cantate. Fra le prime ottenne gran vanto per la Didone, per la quale ebbe in dono dalla Imperatrice Catterina II una scatola d'oro col ritratto di quella Sovrana, che di suo pugno gli scrisse che Didone in morte gli avea lasciato quel legato.
Chiamato poscia in Londra appena potè trattenervisi un solo anno, non essendo quel clima confacevole alla sua salute. Dovè dunque ritornare in Italia per rimettersi, e portatosi finalmente in Napoli ivi morì nel 1779.
Fu il Traetta un profondo melanconico Compositor di Musica, essendo mirabilmente riuscito nell'armonia patetica. Le migliori sue produzioni possono servir di modello di poetica musicale, tanto sono corrette, e ridondanti di grazia, e di non forzata venustà. Delle sue produzioni esistono nell'archivio musicale del Conservatorio di S. Pietro a Majella le seguenti: Ifigenia in Tauride -- Armida -- Ifigenia in Tauride con Musica diversa -- Stabat a 4 voci con violini -- Passio secundum Ioannem la sola turba a 4 -- lezione 3. dell'uffizio del S. Natale per canto con violini -- tratti delle tre profezie del sabato santo a 4 senza strumenti.
Le seguenti poi son riportate dagli autori de' dizionari di Musica. Farnace in Napoli nel 1758 -- Ifigenia in Vienna nell'anno medesimo -- Ezio nello stesso anno -- Ippolito ed Aricia nel 1759 -- Didone abbandonata nell'anno stesso -- Armida in Vienna nel 1760 -- la francese a Malaghera nel 1764 -- Semiramide riconosciuta nel 1765 -- Sofonisba in Manheim nel 1766 -- la serva rivale nello stesso anno -- amore in trappola nel 1768 -- l'isola disabitata a Pietroburgo nel 1769 -- Olimpiade ivi nel 1770 -- Germondo in Londra nel 1776 -- la disfatta di Dario nel 1778 -- Artenice in Napoli -- arie, duetti, e terzetti in 4 volumi.
Nel 1776 furono stampati in Londra sei duettini del Traetta per due soprani col piano-forte.
Viene a ragione lodato dall'Arteaga (rivoluzioni del teatro tom. II) e da Ginguenè (Encicopledia metodica) parlando della Sofonisba del Traetta.

Carlantonio de Rosa marchese di Villarosa
Memorie dei compositori di musica del Regno di Napoli
Napoli, dalla Stamperia reale, 1840